Kodaka ma che hai combinato, più che Psycho-pop qui si tratta di Psico-devastazione emotiva. Danganronpa 2 va ben oltre la semplice tensione del survival, supera il suo già notevole predecessore, in complessità e in scrittura, ma al prezzo di quanti pugni sullo stomaco? Tramite la costruzione di legami e una conflittualità morale ormai fuori misura viene qui stabilito un magnifico stato di disorientamento emozionale, il cui contraccolpo è tale da giustificare la successiva attesa per il terzo atto.
Hajime Hinata si accinge ad iniziare il suo primo anno alla Hope's Peak Academy, ma una volta entrato nell’edificio perde i sensi. Si risveglia in un luogo sconosciuto davanti alla porta di quella che sembrerebbe essere una classe con i suoi nuovi compagni, quando improvvisamente appare Usami, un essere simile ad coniglietto rosa, che sostiene di essere la loro insegnante. La “copertura” della classe cade, svelando il vero luogo in cui si trovano, ossia un’isola tropicale! Usami annuncia agli studenti di far parte di una speciale gita scolastica, in cui lo scopo è stringere amicizia tra loro per ottenere i “frammenti di speranza”; ma proprio quando la comitiva inizia a prendere confidenza con la pacifica vita sull’isola, ecco che fa la sua apparizione Monokuma..
Spike concede il bis ma non si ripete, Super Dangan Ronpa 2: Sayonara Zetsubō Gakuen ("addio, Accademia della Disperazione") crea un incipit simile al suo predecessore per prendersi poi il gusto di rivoltare le aspettative del giocatore a suo piacimento, a partire dall’ambientazione, che da setting carcerario e opprimente di una scuola isolata dal mondo esterno lascia qui il posto ad una lussureggiante isola tropicale, munita di ogni comfort. Ma ovviamente è solo finzione, apparenza, questo sequel se possibile alza il livello di tensione formando un gruppo di studenti molto più unito rispetto a quanto visto nel prototipo. I soggetti “problematici” non mancano e si faranno subito riconoscere, ma il senso di cameratismo è avvertibile fin dalle prime battute, coinvolgendo anche gli insospettabili; si creano legami e gli eventi si susseguono in modo non dissimile da quanto visto due anni prima illudendoci, forti questa volta di una pregressa esperienza, di poter intuire a grandi linee l’evolversi della storia. Una illusoria sicurezza destinata però a disgregarsi sotto i colpi di una sceneggiatura cinica e micidiale, un “bait and switch” in chiave narrativa che prende corpo già nelle prime Class Trial, ora così familiari ma al contempo imprevedibili, con nuove funzioni ludiche atte a renderle sorprendentemente più complesse, nelle quali si possono superare le due ore di incessante dibattito, al punto che è presente tanto di intervallo come al cinema per permetterci di prendere fiato, salvare, bere qualcosa.
Già dopo un paio di capitoli, Goodbye Despair mostra infatti la sua montatura speculare nei confronti di
Trigger Happy Havoc, i delitti sembrano ricalcare in tipologia quelli del
predecessore (il primo è un disperato tentativo di difesa, il secondo non è
premeditato, il terzo è un duplice omicidio..), salvo però discostarsene
nettamente per quel che concerne i moventi; in Dangan Ronpa 2 gli assassini (eccetto
forse uno), in modo decisamente più marcato rispetto a quanto assistito nel
predecessore, agiscono seguendo motivazioni più solide, puranche giustificabili, con
almeno un paio di essi che arrivano addirittura a comportarsi in modo eroico.
Di conseguenza, le “punizioni” di Monokuma, sempre così assurde e spettacolari
ma non più, sotto certi versi, “giustizialiste” e anzi spesso immeritate,
irrompono come un pugno emotivo quanto e in certi casi più degli omicidi
stessi, raggiungendo l’apice nello sconvolgente quinto capitolo in cui sono, di
fatto, due personaggi “positivi” ad uscire di scena.
Eventi dolorosi, tuttavia, necessari per permettere al gruppo di arrivare alla resa dei conti contro una Disperazione questa volta insita in loro stessi; scovato il “traditore”, utilizzato quasi fin da subito da Monokuma come elemento destabilizzante per la classe ma che, al contrario, l'ha tenuta unita, per gli studenti arriva il momento della terribile verità sulla Jabberowck Island, il mondo esterno e loro stessi. L’Ultimate Despair, forte di un culto della personalità oltre ogni umana comprensione, continua a diffondere la sua influenza di orrore anche dopo la sua morte fisica, e questa volta non basterà una semplice presa di coscienza sul concetto di “speranza” per uscirne, bensì dovremo pagare un prezzo ben più alto, lasciare alle spalle il nostro passato per abbracciare un nuovo futuro compiendo una vera e propria catarsi interiore.
Per il resto, Danganronpa 2: Goodbye Despair mantiene quello stesso accattivante contrasto tra dramma e demenzialità che ha contraddistinto il capitolo del 2010; Monomi, così stucchevole nel suo continuo proferire parole di amore e amicizia, è una perfetta (suo malgrado) spalla comica di Monokuma, da cui è letteralmente sodomizzata. L’ambientazione è ancora più assurda, le varie isole che compongono l’arcipelago non si risparmiano in centri commerciali, luna park, cinema, fabbriche, il tutto corredato dall’immancabile feticcio di Monokuma (l’entrata alla Trial Room stile Monte Rushmore). Il team omaggia il classico horror di Human Entertainment Twilight Syndrome creando un "videogioco nel videogioco" per il secondo caso, rigorosamente in stile PSX, ma il vero tocco di genio è la Funhouse, un’ambientazione la cui struttura è essa stessa un enigma, e dunque parte del caso da risolvere, con tanto di citazione al Nine Hours, Nine Person, Nine Doors di Chunsoft (quasi a celebrare l’avvenuta fusione con Spike) nella scena della Escape Room.
Le prime due fasi di ogni capitolo, Dailylife e Deadlylife, sono del tutto simili a quelle del primo capitolo, quindi interazione con i personaggi durante le giornate libere, esplorazione, scoperta del cadavere e caccia agli indizi. Le novità maggiori sono riscontrabili nelle Class Trial che, come scritto in precedenza, vedono un’impennata della loro difficoltà per via anche di alcune nuove implementazioni; ad esempio durante il dibattito potremo sparare i nostri truth bullet non solo alle frasi contraddittorie da ribattere, ma anche a quelle da sostenere, contraddistinte dal colore blu invece che giallo. I minigiochi Panic Talk Action e Hangman Gambit sono stati modificati e in particolare in quest’ultimo (che richiede di comporre una parola chiave) è molto più facile perdere energia, così come nella composizione finale del delitto in stile fumetto. Ne sono stati inoltre aggiunti un paio di nuovi: il Logic Dive, ossia un minigioco di corse-platform, e il Rebuttal Showdown, un acceso confronto verbale contro un altro personaggio dove al posto di sparare proiettili saremo chiamati a “tagliare” le frasi dell’interlocutore sullo schermo.
Il franchise di Dangan Ronpa continuerà con il gioco d’azione Ultra Despair Girls, un prequel sotto forma di novel (Dangan Ronpa 0), uscito prima ma che anticipa personaggi e retroscena del sequel, e soprattutto con la doppia serie animata del 2016 (divisa in Despair Arc e Hope Arc), che porta avanti e conclude una volta per tutte gli avvenimenti dell'Accademia della Speranza, come antipasto all'uscita dell'ultimo videogioco New Dangan Ronpa V3. Eppure, il finale di Dangan Ronpa 2 risulta comunque coerente, perfettamente “conclusivo” e soddisfacente come quello del primo episodio, verso il quale pare presentarsi come una sorta di “Lato B”, lasciando però dinnanzi a sé un barlume di speranza dopo tanta sofferenza. Goodbye Despair..
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