"Da dove viene questo fiore?"
I giorni di pioggia non sono mai buoni, pensai, mentre fissavo la pioggia che mi martellava implacabilmente intorno. Sentii l'naspettato impulso di una risata, come se i giorni di sole fossero migliori.
"Che cos'è?" chiese una voce accanto a me, debolmente. Era così fragile che la pioggia minacciava di lavarla via.
"Cosa è cosa?" risposi, e avrei voluto non averlo fatto. Le persone che rispondono alle domande con altre domande le detesto. Mi assicuravo di non sirpondere mai a nessuno. Ogni volta.
"Posso sentirti piangere".
"Ti stai sbagliando, era una risata".
Non potevo biasimarla. Come poteva leggere la mia espressione? Aveva perso la vista; con entrambe le palpebre aperte e gli aghi infilzati negli occhi. E quella non era l'unica tortura che aveva sopportato. Le ustioni ripetute da un ferro rovente le avevano ridotto i palmi delle mani e le piante dei piedi in putrida carne puzzolente, e le articolazioni di tutti e quattro gli arti erano state rovinate al punto da non riuscire nemmeno a girarsi nel sonno.
Non mi soffermai a lamentarmi come le persone siano disposte a fare qualcosa di così brutale su una ragazza di così pochi anni. Praticamente me lo aspetto dai signori terrieri, altrimenti perché lei e le sue amiche hanno cercato di scatenare una rivolta? Dannate folli.
E sono state anche sciocche, trovate prima che potessero persino raccogliere le loro armi. Per non parlare della rivolta: tradite da uno di loro. Questo è ciò che ottieni per aver fiducia negli altri, non esiste una persona incapace di tradire.
Detto questo, i testardi come lei che hanno resistito hanno ricevuto lo stesso trattamento di coloro che hanno confessato immediatamente, e tutti sono stati disposti qui, sui ciottoli della piazza. Essere intelligenti non ha fatto guadagnare a nessuno di loro un risultato migliore. Il loro signore potrebbe non averli trattati in modo equo, ma li ha trattati allo stesso modo.
Se c'era una cosa che potesse essere definita discordante, era che cinque belle anime che cercavano di abbattere un signore oppressivo erano state incatenate accanto a un'assassina comune come me. Non aveva alcun senso. Non sono stata torturata come loro, dal momento che non avevo nulla da confessare, nessuno mi frantumò le ossa o mi strappò le unghie. Tutto quello che ottenni fu una violenta frustrata.Il dolore, che sentivo come uan fiamma che mi saltava sulla schiena, adesso non c'era più. Non rimase nessuna sensazione. La pioggia gelida avrebbe dovuto pungermi le spalle, ma non sentivo freddo. Sapere che questo stava a significava che la mia morte era vicina non lo rendeva meno strano.
"Che vita sprecata".
Ora non c'era modo di fermare le risate, non riuscivo a ricordare un singolo buon giorno, che fosse di pioggia o di sole. La mia vita era stata un inferno da quanto lontano potessi ricordare, indubbiamente dal primo momento in cui sono venuta al mondo.
Il mio primo ricordo è di mia madre che urla, e l'unica altra cosa che ricordo di quei giorni è l'essere presa a schiaffi. Dubito di essere stata nutrita bene, comunque, dopotutto ho imparato a rubare un pasto prima ancora che imparassi a parlare. Se mi avesse nutrito correttamente, non sarei stata costretto a rubare.
Mia madre non dovrebbe essere considerata come una persona cattiva, solo pochi bambini erano abbastanza fortunati da avere cibo caldo e un letto. A meno che tu non sia nato in una qualche elegante famiglia nobile, puoi dire addio a qualunque speranza di avere una vita del genere. Ti chiedi perché diavolo sei nato, crescendo sapendo di essere una spina nel fianco del mondo, trasformato in un adulto schifoso. Era così per la maggior parte delle donne, mia madre non ha fatto altro che allevarmi nel modo migliore che conoscesse.
Una volta raggiunta un'età accettabile, mia madre mi vendette senza pensarci due volte - per una miseria, a pensarci in seguito. Comunque sia, fui venduta a un bordello, dove donne simili a mia madre frequentavano uomini che tiravano la cinghia.
Non erano tutte donne anziane, c'erano anche ragazze della mia età. Feci amicizia con una di queste, che mi diede il nome di "Rose", che fu anche il modo in cui venni a sapere il colore dei miei occhi. "Non ti sei mai guardato allo specchio?" Chiese sorpresa quando dissi. "Certo che no, non potevo preoccuparmi del mio aspetto".
Decisi che l'avrei chiamata "Indigo". Per quanto poco mi importasse del mio viso, mi resi conto che i suoi occhi erano di un bel colore. Rose e Indigo: erano nomi che appartenevano solo a noi.
Un giorno, Indigo mi propose di rubare dei soldi e scappare. Accettai, credendo che noi due insieme potessimo fare qualunque cosa, non smisi di pensare a dove saremmo diretti o cosa avremmo fatto dopo.
Il piano si svolse brillantemente; prendemmo tutto il denaro che potevamo portare e fuggimmo fuori città attraversando il ponte fino al lato opposto del fiume. C'era un uomo che aspettava lì con un cavallo, l'avevo già visto prima; era uno dei clienti abituali di Indigo. "Se attraversiamo il fiume, tutto funzionerà", aveva detto, e ora le cose stavano iniziando a fare clic.
Pensai che mi avrebbero portata con loro, ne ero certa; quanto mi sbagliavo. Avevano previsto fin dall'inizio di uccidermi, Indigo si era avvicinata a me solo perché da sola non poteva portare così tanti soldi. Nient'altro.
"Nessun rancore, Rose". E poi sorrise. Era lo stesso sorriso di sempre, ma ora lo sapevo, sotto c'era una ragazza che stava cercando di uccidermi, ho impiegato abbastanza tempo per vederlo.
Se gli inseguitori non fossero venuti subito, la mia vita sarebbe finita. Gli altri due fuggirono al galoppo in fretta, solo io venni catturata.
Non ho mai avuto risentimenti nei confronti di Indigo per questo. Piuttosto, fui irritata dalla mia incoscienza. Perché fidarmi di un'altra persona? È stata ovviamente colpa mia, per essere stata ingannata. Se le cose fossero andate diversamente, Indigo e quell'uomo sarebbero stati quelli che giacevano morti vicino al fiume, e io sarei fuggita. La prossima volta, pensai, farò di meglio.
La mia occasione arrivò diversi mesi dopo. Presi l'oro e me ne andai con facilità, da far persino vergognare Indigo. Per tenere lontani gli inseguitori, massacrai tutti: i procuratori, i loro subalterni, le donne. Non fu difficile, tutto quello che dovevo fare era aspettare fino a quando non erano profondamente addormentati, e quindi farli fuori uno per uno.
Ho ucciso prima i procuratori, in seguito gli uomini che avevano assunto per fare il lavoro sporco. Grazie al veleno che avevo messo nelle botti, erano già mezzi morti. Anche con la mia scarsa forza non è stato difficile finire uomini che non riuscivano più a muoversi. Una volta occupata degli uomini, il resto del lavoro è stato veloce. Le donne non sentono mai odore di sangue, stava sgorgando a fiumi proprio accanto a loro, ma nessuna di loro aprì gli occhi o emise un grido prima di spirare.
Presi tutti i soldi che potevo portare e lasciai la città prima dell'alba. Naturalmente, non arrivarono inseguitori, ma la cosa peggiore era un'altra: banditi. Mi catturarono facilmente e mi spogliarono allegramente di ogni moneta che avevo, tuttavia mi risparmiarono la vita, facendomi sentire di nuovo l'onta del fallimento.
Aspettai la mia occasione e riuscii a fuggire prima che potessero vendermi di nuovo come prostituta. Questa volta il furto era fuori questione, sapevo che sarebbe stato meglio non cercare di prendere i loro soldi. Qualsiasi moneta avessi mi sarebbe stata rubata. Se avevo bisogno di qualcosa, non dovevo comprarlo; dovevo prenderlo. Nessuno avrebbe potuto derubarmi se non avesse nulla da rubare.
Avevo una cosa che volevano, però: me stessa. I banditi erano pronti a vendermi, proprio come mia madre mi aveva venduto; come donna, sarei stata sempre il bottino di qualcuno, ma quello era fuori dal mio controllo, non potevo scartare la mia femminilità. Suppongo che avrei potuto fare la scelta di Indigo e trovare un uomo in grado di proteggermi. Ma le persone mentono, la gente tradisce. Non volevo la loro protezione, mi sarei protetta da sola.
Aspetta. Ma io ho vissuto con un uomo. Solo uno, una sola volta. Mi sono imbattututa in uno di quegli squallidi clienti del bordello, era di un posto lontano, in una città sconosciuta. Si ricordò della mia faccia, e io della sua. Devo ucciderlo, fu il mio primo pensiero, i procuratori e le donne erano morti, tutti tranne me, non era così stupido da non riuscire a capire ciò che significava. Ma, per qualche ragione, non lo feci. Invece, trovammo un angolo di quella città sconosciuta e abbiamo iniziato una vita.
Non era affatto uno sciocco, ma neanche si poteva definire onesto; era un ladro con un talento per le serrature. Insieme, abbiamo messo su qualche soldo e passato dei giorni con divertimento. Come vita, non era male, e i pensieri di ucciderlo scivolarono via.
Tale vita però non durò a lungo. Mi ammalai di un male che stava circolando, un male che lentamente ma inesorabilmente erodeva il corpo e uccideva. Non solo, era contagioso. Temendo per la sua vita, l'uomo mi ha lasciato. Non lo biasimo, e se fosse finita lì lo avrei lasciato andare. Ma voleva vendermi; una taglia era stata posta sul "brigante" che si era introdotto nel bordello.
Che folle. Avevo appena colto la malattia e i miei sintomi erano ancora lievi. Faticavo ad alzarmi la mattina, avevo i brividi la sera, interrotti da violenti colpi di tosse, ma tutto qui, nulla mi impediva di prendere una vita.
Così, non ho avuto problemi a ribaltare i nostri destini quando venne per legarmi nel sonno. La malattia mi aveva reso il sonno leggero - e in ogni caso, avevo una certa sensibilità per l'intento omicida. Prima che potessi pensare, avevo aperto la sua gola, ed è morto con la confusione ancora scritta sul suo viso.
Solo in quel momento realizzai che non lo avrei mai lasciato entrare nella mia vita, nonostante abbia dormito e mangiato con lui. Altrimenti, non avrei tenuto costantemente una lama nascosta a portata di mano.
E così, ero di nuovo sola. Ho viaggiato senza meta, rubando cibo e vestiti sul tragitto. Come detto, la malattia si prendeva il suo tempo, quindi ero ancora in grado di viaggiare, saccheggiare e uccidere. Uccidevo i proprietari del bottino sul posto, donne o anziani inclusi.
Sentivo ancora e ancora: "Prendi il cibo e il denaro, ma risparmia la mia vita, per favore". È strano. tutti fanno la stessa faccia quando la morte è vicina, ho guardato Indigo allo stesso modo? No, non ho mai implorato.
"Supponiamo che ti risparmierò: sicuramente vorrai vendicarti, verrai da me un giorno".
"Non vorrei mai..".
"..lasciarla andare, giusto? Ho appena massacrato tua madre proprio di fronte a te". E a differenza della mia, questa doveva essere una buona madre, considerando che si era sacrificata per proteggere le sue figlie. "Ad ogni modo, potrei pentirmi per questo, ma ciò servirebbe solo a farmi stare meglio, e non sono così illusa". Con ciò, ho ucciso le due sorelle tremanti mentre ancora si aggrappavano l'una all'altra. Senza dubbio mi odiavano in quegli ultimi momenti, ma almeno non sarebbero mai venute a cercarmi con un coltello.
C'era anche chi non implorava, tra queste c'era era una ragazza di qualche anno più giovane. La rabbia divampò nei suoi occhi. "Perché!?" Perché lo fai? "
"Forse perché ho fame".
"Come ti permetti di prendermi in giro!"
"Nessuno prende in giro nessuno, sto morendo di fame e non ho i soldi per il cibo".
"E pensi che questo lo giustifichi!?" I corpi di suo padre e di suo fratello giacevano lì di fronte a lei. Un po' più lontano c'era una donna che sembrava essere la loro cuoca. Ho sempre affrontato le potenziali minacce, il che significa che sono rimasto bloccato con bambini e anziani. "Avresti potuto semplicemente prendere il nostro oro e andartene!"
"Sì. Sai, hai ragione: pensavo fosse un modo per impedire alle persone di vendicarsi, ma sto iniziando a chiedermi se sia davvero così. Perché lo faccio?" Ma l'avevo già strangolata prima che potessi finire la frase. I suoi occhi erano ancora spalancati quando esalò il suo ultimo respiro, ancora rossi di rabbia. "Vorrei potertelo dire".
Sentivo il suo sguardo alle mie spalle mentre prendevo una pagnotta dal tavolo. Non mentivo quando dicevo che stavo morendo di fame, la sola ragione per cui avevo scelto questa casa era perché la famiglia sembrava ricca, e poiché era ora di cena, il cibo sarebbe pronto a riempirmi la pancia. Era una buona ragione.
Ma ancora una volta, mi chiesi ad alta voce: "Perché?". Presi il cibo dai piatti a mani nude e bevuto un sorso dal decanter. I miei complimenti allo chef.
"Perché lo faccio? Non dovebbe essere solo per questo?" Rivolsi la domanda al corpo floscio della ragazza sul pavimento. Non l'avevo mai messo in conto, non pensavo fosse importante, tutto quello che sapevo era che avevo ucciso molte persone, eppure non sapevo rispondere a questa semplice domanda: perché lo faccio?
"Forse uccido per scoprire il perché." Gli occhi morti della ragazza continuarono a fissarmi, immagino non sia stata una buona risposta.
Ho continuato a vivere così per un po' di tempo, prima che me ne accorgessi, avevo smesso di trovare ragioni o risposte; ho derubato le persone e le ho uccise con la stessa facilità con cui tiravo il fiato.
Il fatto è divenni di dominio pubblico nel momento in cui le mie uccisioni raggiunsero le triple cifre. Feci del mio meglio per ripulire le case che avevo derubato e non lasciare prove, ma evidentemente non abbastanza, le voci della giovane donna dietro le spietate uccisioni di giovani e anziani si disffusero e le descrizioni del mio aspetto circolavano tra i mercanti durante i loro viaggi, di lì a poco ogni città in ogni paese avrebbe cercando la "strega con gli occhi di rosa". La taglia per la mia cattura avrebbe garantito una vita agiata, con adeguate ricompense anche per chi dava una traccia decente.
E fu così che venni catturata, mi circondarono mentre i sintomi della malattia stavano iniziando ad avere effetto sul mio fisico, e a quel punto non fui in grado di resistere, figuriamoci fuggire, nella confusione generale i soldati corazzati mi legarono mani e piedi.
La mia scommessa - che la malattia mi avrebbe ucciso prima - era sbagliata, e fui trascinata verso la bastiglia, condannandomi alla frusta, una per volta per ogni vita che ho tolto. Personalmente, penso di essermi rafforzata abbastanza bene, mi hanno frustato fino a quando la mia pelle era a brandelli, ma sono sopravvissuta. Poi ovvio, se avessero avuto il conto giusto delle mie uccisioni, sarei morta sicuramente, il loro conteggio era tristemente breve, e così la mia punizione finì ben prima che potesse essere definita capitale.
Certo, questo non significa che fossi stata perdonata. Mi hanno incatenato per morire in piazza, insieme a cinque ribelli. Proprio accanto a me c'era la ragazza che ho menzionato prima, mentre gli altri non pronunciavano più nemmeno un gemito, lei continuava a dire una cosa sola: "Quello che abbiamo fatto era giusto". Ma la sua voce stava diventando sempre più debole, quando il gruppo fu trascinato qui, lei era quella nello stato peggiore, potrei dire che si mantenesse in vita grazie alla pura forza della volontà.
Approfittai della sua mancanza della vista per fissarla senza riserve. In lei c'era più o meno il mio esatto opposto: una ragazza il cui senso di giustizia era irrimediabilmente irraggiungibile. Il fatto che ci trovassimo in questo posto, spalla contro spalla, mi sembrò oltremodo strano. Alla fine, per colpa mia per la tossecapì che io non ero uno dei suo compagni.
"Chi sei? Come ti chiami?"
"Non ho un nome", risposi. "Non ho niente, niente soldi, niente casa, niente famiglia, amici o amante. Niente di niente. Tutto ciò che ho è questa vita che sta per chiudere gli occhi insieme a tutto il resto. Finisco con zero, un cazzo. "
Perché ho fatto a pezzi la mia vita. Ho vissuto una giornata vuota dopo un'altra senza uno scopo. A pensarci dopo è una cosa così stupida che mi sono ritrovata a ridere in modo incontrollabile.
"Non piangere", disse la voce.
"Te l'ho detto ... Sto ridendo".
Faticavo così tanto a respirare che doveva essere venuta fuori come uno spasmo, qualunque respiro successivo poteva per me essere l'ultimo.
"Veramente?".
"Sì".
Sentii quello che sembrava un sospiro, la pioggia si era finalmente calmata. Un attimo dopo, il suo corpo si contorse per alcuni secondi fugaci, e poi smise di muoversi completamente.
"Ehi..."
Nessuna risposta.
"Quindi, suppongo tocchi a me". Era stato deciso che l'ultimo sopravvissuto sarebbe stato bruciato vivo con i corpi degli altri cinque. Uno dei membri del gruppo si morse la lingua quando sentì questa cosa, un altro era morto quando il gruppo è stato fuori nella piazza, un altro ancora prima che iniziasse a piovere e il quarto durante l'acquazzone, lasciando infine me e la ragazza.
Una fortuna bruciarmi con questo tempo, avrebbero potuto provare a seppellirmi viva con loro, invece. Almeno ci consola il fatto che lei non sia stata l'ultima, non sarebbe stato giusto se l'unica ragazza ad aver mostrato compassione per gli altri fino alla fine avrebbe trovato la morte peggiore.
Ma cosa era giusto? Chi aveva ragione?
Potevo sentire di nuovo la voce della ragazza: quello che abbiamo fatto era giusto. E lo era. Solo il mondo potrebbe definirlo sbagliato, questo mondo pieno di signori che cagano sul loro popolo, questo mondo con assassini compiaciuti come me. Questo mondo dove quelli che reagiscono per conto dei deboli sono schiacciati come vermi.
Questa è una follia. Non ha alcun senso. Mi sono sfogata tutto in una volta.
No. Era sempre stato lì e io non l'avevo notato. Odiavo il mondo, lo avevo maledetto nella mia mente da prima che ne avessi memoria. Potevo sentire il tremore di un urlo in gola. Glurp. Qualcosa di caldo sgorgava dalla mia bocca. Era sangue, non un urlo. Questo mondo del cazzo sta cercando di uccidermi. Fanculo. Fanculo al mondo! Vaffanculo a tutti! Muori, cazzo! Fottiti, fottiti, vaffanculo!
Poi, all'improvviso, noto un fiore. Un fiore color rosa sbocciava proprio davanti ai miei occhi, tra me e il cadavere della ragazza. Da dove proviene? Non ricordo di aver visto un fiore lì. Ondeggiava sotto i colpi della pioggia. Il fiore doveva essere nuovo per me, eppure lo riconobbi, forse perché il suo colore è così simile ai miei occhi. O forse sono già morta, e questo è uno di quei fiori che dovrebbe crescere in Paradiso.
No. Il paradiso non avrà mai niente a che fare con me. Sto morendo, e questa è un'allucinazione. Ma va tutto bene. Voglio ancora vederlo da vicino. Voglio toccarlo. Nessuno mi ha mai dato un fiore e non ne ho mai desiderato uno. Ma questo fiore, lo amo.
Sentivo qualcosa che mi restringeva la vista. Non ero in grado di chiudere gli occhi, quindi continuavo a guardare il fiore. Era così bello...
La mia vita poteva essere stata sprecata, ma questa non era una cosa così brutta da vedere.
Mentre i suoi petali si allargavano riempiendo il mio campo visivo, salutai il fiore con un calmo sorriso.
Source
Nessun commento:
Posta un commento