Ryuuko no Ken 2
龍虎の拳2
The Art of Fighting 2
The Art of Fighting 2
1994
Coin-op, Neo Geo, SNES, Wii Virtual Console
Windows, Xbox One, PlayStation 4, Nintendo Switch
Developer: SNK, Publisher: SNK
Developer: SNK, Publisher: SNK
Garō Densetsu Special riscosse un successo enorme nell’autunno del 1993 elevando la popolarità dei personaggi SNK ai suoi massimi. Alta era quindi l’attesa per il secondo capitolo della saga di Ryuuko no Ken (Art of Fighting), nonostante il primo passò quasi inosservato. Migliorando laddove necessario, la saga di Ryo e Robert esige ancora ragionata e severa prontezza di riflessi.
Con questo secondo capitolo i fan sarebbero venuti a conoscenza dell’identità di Mr Karate, il boss del gioco precedente. Questi altri non era che Takuma Sakazaki, padre di Ryo e Yuri, costretto da Geese e dal suo braccio destro Mr Big a lottare contro Ryo e Robert, in cambio della vita di sua figlia. E sarà proprio un giovane ed elegante Geese, storico villain di Garō Densetsu (di cui ricordiamo Ryuuko no Ken è un prequel), ad organizzare un nuovo torneo per schiacciare sul nascere ogni resistenza e iniziare così la sua scalata al potere di Southtown.
Dopo i viaggi esotici di Garō Densetsu 2, Ryuuko no Ken 2 laddove tutto ebbe inizio nel già lontano 1991, in una Southtown raffigurata ancora una volta con quell’inconfondibile stile “B-Movie” in tredici favolosi stage, uno per ogni personaggio come da tradizione. Certo potremmo chiederci cosa ci faccia Ryo in una stalla, il ninja Eiji nel bel mezzo di una pista di aeroporto o Yuri in una palestra circondata da soli uomini seminudi (o forse no), ma tutto sommato poco importa, l’atmosfera urbana quella c’è e non manca, così come la scintillante Ferrari di Robert; nella filosofia SNK prevale il puro stile e non si potrà fare altro che ribadirlo. Come accaduto per la saga di Fatal Fury, anche per questo sequel è stato deciso di rendere tutti i personaggi selezionabili per la modalità in singolo, con l’eccezione del cattivone Geese chiaramente.
I lottatori tornano tutti.. eccetto Todoh, e questa decisione fece alquanto scalpore all’epoca dato che ancora non c’era la consuetudine di “eliminare” un personaggio dal roster, ma solo di aggiungerne altri a quelli già esistenti. I burloni della SNK, quasi con uno spirito “trollesco”, faranno in seguito apparire il suddetto come cameo in una quantità immane di sfondi nei suoi futuri picchiaduro rendendo il povero Todoh un personaggio “joke” rimpiazzato nella saga di King of Fighters da sua figlia Kasumi (che lo cerca invano).
Accantonando il capitolo personaggi (torneremo su Yuri), Ryuuko 2 rispetto al suo predecessore apporta modifiche e miglioramenti eliminando con estrema maestria quelli che erano i difetti del suo prototipo, rendendolo a conti fatti il più apprezzato della trilogia. Art of Fighting risulta adesso più frenetico e divertente, senza però snaturare la caratura tecnica e ragionata che contraddistingue la serie dalle altre. A e B si traducono sempre in pugno e calcio, ma tenendoli premuti i rispettivi colpi saranno più forti e il gioco premia maggiormente il concatenamento di combo rispetto a quanto avveniva prima, mentre le tecniche speciali vanno usate sempre in modo oculato.
Ciò in cui il
titolo SNK si dà la zappa sui piedi è l’elevatissima difficoltà. Il singolo di
Art of Fighting 2 è con molta probabilità tra i più difficili di ogni tempo,
con i vari avversari che uno ad uno vi faranno sputare sangue prima di cedere
il passo.
Questo sicuramente rischia di allontanare una certa fetta di
giocatori che all’ennesimo perfect subito dalla CPU mollano il controller
passando ad altro. Fortunatamente in pieno 1994 il picchiaduro eccelle anche e
soprattutto in modalità versus con la quale possiamo divertirci a modo che più
ci piace con chi ci pare, grazie anche ad un roster che risulta abbastanza
bilanciato. Una grande ossatura della meccanica si sposa ovviamente all'eccellente
realizzazione grafica, a tal proposito si ricordi la povera King che al K.O.
subito con una fireball si ritrovava con il vestito strappato; ebbene qui
capita anche ad altri, e anzi Ryo ci pensa da solo a spogliarsi nella sua win
pose una volta steso l’avversario con un perfect.
Tornando alle varie personalità che popolano Southtown, la new entry di maggior rilievo del secondo Art of Fighting è senza dubbio Yuri Sakazaki. Yuri è la terza figura femminile portante della SNK, dopo Mai Shiranui e Nakoruru, pertanto non può che meritare un “focus on” (a completare il quartetto sarà Athena). Del tutto diversa dalla ragazzina rapita nel primo capitolo, la giovane Sakazaki non solo ha imparato a combattere padroneggiando (a modo suo) il Kyokugenryu Karate, ma introduce, come già in precedenza avevano fatto Mai e Nakoruru, una nuova tipologia di lottatrice, quella del “maschiaccio” (volente tomboy), che punta più su uno spiccato carattere piuttosto che sul sex appeal, permettendosi di “schernire” l’avversario e alleggerendo di molto l’atmosfera “seriosa” che caratterizzava i primi giochi SNK, Ryuuko no Ken in particolare. Proprio per questo motivo non fu immediatamente accolta benissimo dai fan, ma con il proseguire delle sue apparizioni nella saga di The King of Fighters, acquisterà una maggiore popolarità (è palese la sua influenza caratteriale sulla creazione del personaggio di Sakura Kasugano), divenendo non di rado un personaggio “citazionistico” anche extra-ludico (una delle sue win pose, il celebre “Ike Ike Go Go Juump, V, V!” proviene da Hime-Chan no Ribon, “Anta baka?!” e “Service Service” invece da Neon Genesis Evangelion con sicuramente altre a seguire).
Ryuuko no Ken 2 si erge così tra le migliori produzioni del 1994, grazie al suo mix di alta spettacolarità, carisma da vendere e con una struttura ludica severa ma solida. Proprio la sua spietata difficoltà può essere l’unico potenziale repellente nei confronti questo atto d’amore verso l’arte del picchiarsi.
Tornando alle varie personalità che popolano Southtown, la new entry di maggior rilievo del secondo Art of Fighting è senza dubbio Yuri Sakazaki. Yuri è la terza figura femminile portante della SNK, dopo Mai Shiranui e Nakoruru, pertanto non può che meritare un “focus on” (a completare il quartetto sarà Athena). Del tutto diversa dalla ragazzina rapita nel primo capitolo, la giovane Sakazaki non solo ha imparato a combattere padroneggiando (a modo suo) il Kyokugenryu Karate, ma introduce, come già in precedenza avevano fatto Mai e Nakoruru, una nuova tipologia di lottatrice, quella del “maschiaccio” (volente tomboy), che punta più su uno spiccato carattere piuttosto che sul sex appeal, permettendosi di “schernire” l’avversario e alleggerendo di molto l’atmosfera “seriosa” che caratterizzava i primi giochi SNK, Ryuuko no Ken in particolare. Proprio per questo motivo non fu immediatamente accolta benissimo dai fan, ma con il proseguire delle sue apparizioni nella saga di The King of Fighters, acquisterà una maggiore popolarità (è palese la sua influenza caratteriale sulla creazione del personaggio di Sakura Kasugano), divenendo non di rado un personaggio “citazionistico” anche extra-ludico (una delle sue win pose, il celebre “Ike Ike Go Go Juump, V, V!” proviene da Hime-Chan no Ribon, “Anta baka?!” e “Service Service” invece da Neon Genesis Evangelion con sicuramente altre a seguire).
Ryuuko no Ken 2 si erge così tra le migliori produzioni del 1994, grazie al suo mix di alta spettacolarità, carisma da vendere e con una struttura ludica severa ma solida. Proprio la sua spietata difficoltà può essere l’unico potenziale repellente nei confronti questo atto d’amore verso l’arte del picchiarsi.
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