Gōketsuji Ichizoku
豪血寺一族
Power Instinct
1993
Coin-op, SNES, Sega Mega Drive
Coin-op, SNES, Sega Mega Drive
Developer: Atlus Publisher: Atlus
Fuuu, Chuuko (Producer), Range Murata (Artist)
Ogni dieci anni la potente famiglia Gouketsuji organizza un torneo per designare colui che guiderà il clan. I familiari provenienti da tutti il mondo si ritrovano così per provare a spodestare la 78enne Oume Goketsuji, ma sarà tutt’altro che semplice dato che la vecchia nasconde non pochi assi nella manica.
Goketsuji Ichizoku, la Famiglia Goketsuji, appunto, Power Instinct in occidente, si presenta fin dalle prime schermate come un picchiaduro tanto canonico in alcuni aspetti quanto bizzarro in altri. I personaggi ideati da Atlus "deragliano" dai cliché e dal conformismo imperante nel genere, al rischio di sfiorare, in certi casi, il cattivo gusto, e precludendosi sul nascere il favore delle platee e dei publisher occidentali, che inevitabilmente lo trovarono straniante. Dal monaco shaolin con la perversione per le donne e i soldi, all’enorme amazzone in calore, passando ovviamente per la vecchia intenta ad attaccarvi a colpi di dentiera, gli appena otto combattenti di questo primo capitolo non brillano tanto nei loro stili di lotta (se escludiamo la vecchia, sono bene o male tutti dei cloni di personaggi famosi), quanto nel loro essere dei reietti mossi da fini poco nobili, l'esatto opposto di ciò che dovrebbero essere combattenti marziali. Il tutto però, sempre all’insegna dell’ironia, come nella tradizione di Uruseiyatsura e in misura simile del contemporaneo Ranma 1/2, manga dai quali il titolo Atlus sembra attingere maggiormente. Il character design, a cura del bravissimo illustratore Range Murata (Blue Submarine n.6, Last Exile) è ancora acerbo ma migliorerà sensibilmente nei capitoli successivi.
Tutto ciò dovrebbe essere sorretto da una struttura combattiva all’altezza, Goketsuji Ichizoku riprende in effetti con sapienza il mestiere dai suoi concorrenti, grazie ad un sistema a quattro tasti semplice quanto però manchevole di coraggio nell'andare oltre l'ampiamente collaudato, rispetto a quanto di buono fatto sul character design. La presenza di elementi su schermo, quali barricate o vasi, che se distrutti allargano l’arena di gioco, non sono che l'unica caratteristica in grado di distinguere il fighting game di Atlus da qualsivoglia clone di Street Fighter II. Gli sprite dei personaggi sono appena accettabili, quello di Angela Belti non rende ad esempio giustizia al design originale, gli sfondi tutt’altro che indimenticabili mentre la colonna sonora si alterna tra il buono (Annie’s Theme, le inedite insert song) e il mediocre.
Portato come prevedibile sia sul Super Nintendo che sul Sega Megadrive, le versioni occidentali di Power Instinct non sono prive di modifiche. Se la rimozione della modalità karaoke su entrambe le versioni può essere comprensibile, lo stesso non si può dire sulle endings tagliate in quella SNES; epurare ciò che di fatto distinse Goketsuji Ichizoku da altri picchiaduro, ossia il suo background demenziale, non fece altro che tarpare le ali ad una saga che, in controtendenza ad una certa fama in patria, rimarrà praticamente sconosciuta al di fuori dell'arcipelago giapponese.
Con ancora indosso l’ossatura di Street Fighter II e un pizzico di Fatal Fury 2, Goketsuji Ichizoku condisce il già visto di vena bizzarra e ironica tipica della corrente manga anni ottanta e novanta. Si scende così a patti con un divertimento a breve termine, nonché dell'esistenza di un sequel in grado di migliorare il predecessore sotto ogni aspetto, senza tuttavia raggiungere la costanza tecnica dei suoi più illustri avversari.
Molto interessante, non conoscevo questo gioco, ma come dici tu ricorda molto i personaggi di Ranma 1/2.
RispondiEliminaLa nonnina che combatte a a colpi di dentiera è il top.
C'erano diversi errori nonostante la brevità del testo, devo smetterla di scrivere alle 2 di notte..
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