Ys Origin
イース・オリジン
2006
Developer: Nihon Falcom Publisher: Nihon Falcom
Windows, PlayStation 4, PlayStation Vita, Xbox One, Nintendo Switch
Toshihiro Kondō (Director)
Hisayoshi Takeiri, Shinichiro Sakamoto, Yoshihiro Konda (Writer)
Hayato Sonoda, Takahiro Unisuga, Ryo Takeshita (Composer)
La Torre come percorso di crescita dell’eroe, come trappola mortale, come unica via per la salvazione. Pensi Ys e pensi a verdeggianti pianure o folte foreste, ma Origin suggerisce singolarità e ci catapulta in un solo luogo che ne vale venti. Un secolo prima della prima avventura di Adol, la spedizione in cerca di dee conta una dozzina di figuranti, ma sappiamo che saremo soli contro l'armata delle tenebre. L’opera di Nihon Falcom dovrebbe essere materia di studio per coloro che sviluppano questa formula di action rpg duri e puri.
Già poco famosa di suo rispetto ad altre dello stesso genere,
la saga di Adol ha certamente pagato quella sorta di pausa collocabile in
seguito all’uscita di Ys V: Ushinawareta Suna no Miyako Kefin (Super Famicom, 1995), fase in cui Nihon Falcom preferì dedicarsi all’altra sua serie di punta e in
occidente ancora più di nicchia, ossia The Legend of Heroes, con i capitoli
della trilogia Gagharv. Tale
periodo coincise infatti con l’impatto della prima PlayStation, generazione che
vide lo sdoganamento definitivo in terre occidentali del gioco di ruolo
nipponico e di molte serie appartenenti a questa categoria, ma che la saga di
Ys ha poco furbamente saltato del tutto, perdendo così un’occasione abbastanza
importante in termini di visibilità.
Falcom forse capì la cazzata fatta e con
l’avvento del nuovo millennio rimise finalmente in moto la serie con l’uscita
del sesto capitolo, Ark of Napishtim, prima su PC come antica tradizione della
casa, e in seguito sulla ben più remunerativa PlayStation 2, versione che
arriverà anche in occidente grazie a Konami.
Da allora, quasi a
voler recuperare il tempo perduto, Falcom non si ferma più, producendo ad un
ritmo abbastanza serrato una sequenza di nuovi giochi a partire da Oath in
Felgana (2005), apprezzato remake del terzo capitolo, e appunto Ys Origin
(2006), prequel di tutta la serie. Epurati gli errori di gioventù di Ark of
Napishtim, Origin viene spesso considerato dal fandom come uno dei più
alti della serie insieme a Memories of Celceta (ciò fino all'uscita di Lacrimosa of Dana), e giocandolo si capisce
perché: qui risiede semplicemente la quinta essenza dell’action jrpg più
puro.
Laddove la trama del precedente Oath in Felgana, pur con le dovute modifiche rispetto a Ys III, era
abbastanza nota, Ys Origin si presentava come un capitolo del tutto inedito, addirittura
il primo senza lo storico protagonista Adol Christin. Passeranno però 6 anni
prima di avere una pubblicazione in lingua inglese tramite Steam, e addirittura
11 per vederlo su console grazie a DotEmu, pure in lingua italiana, quelli che
hanno ripescato Windjammers.
Toshihiro Kondō, che da universitario curatore di un fan site dedicato alle serie Falcom, ne diviene presidente nel 2007 succedendo
allo storico fondatore Masayuki Kato, dirige Ys Origin infondendovi tutto il
suo amore per la serie tra mitologia e riferimenti che strizzano l’occhio ai
primi due episodi. Collocato 700 anni prima gli eventi di Ys I & II, Origin
narra la storia inedita delle dee gemelle Feena e Reah, della Black Pearl e
della loro lotta contro i demoni che infestano le desolate terre di Esteria
sottostanti il Solomon’s Shrine, su cui spicca la Darm Tower, imponente
struttura teatro della contesa. Un manipolo di sacerdoti, maghi e guerrieri
scendono dall’isola fluttuante di Ys per ritrovare le dee scomparse recandosi
così verso la torre. Tra di loro la storia segue in particolare le vicende dei
due personaggi giocabili (a cui se ne aggiungerà un terzo): Yunica Tovah,
giovane guerriera priva di potere magico ma dalla grande determinazione, e Hugo
Fact, mago un po’ strafottente dotato però di un indubbio talento.
Due personaggi (più uno) per altrettanti punti di vista
della medesima storia; come già visto in altri titoli (Seiken Densetsu 3, Star Ocean 2), scegliendo l’uno o l’altro eroe assisteremo a scene specifiche e
affronteremo alcuni boss differenti. Quella di Yunica è una classica ma
efficace storia di maturazione e di crescita come guerriera, mossa da una forte
amicizia con le dee (più che di venerazione), la giovane, considerata l’ultima
ruota del carro in un gruppo di esperti maghi e sacri guerrieri, lotta contro i
propri limiti fino a raggiungere la consacrazione dei propri mezzi e il
rispetto di coloro che la circondano, nemici inclusi. Di ben altri toni è la
vicenda di Hugo, che al contrario assume il sapore di una storia di vendetta e
di perdizione a causa di uno scomodo rapporto famigliare. Toshihiro Kondō ben
conosce la dicotomia vigente sulle due maggiori serie Falcom: forte componente
narrativa sui The Legend of Heroes, focalizzazione sul gameplay per Ys, e
Origin non fa eccezione. La storia è ben scritta ma abbastanza convenzionale,
priva di colpi di scena di un certo rilievo, mentre i comprimari sono forse
numericamente un po’ troppi per lasciare il segno considerato il minutaggio su
schermo a loro concesso. Tutto sommato va comunque bene così, Ys Origin
approfondisce la lore della serie permettendoci di conoscere un lato inedito
delle dee gemelle e sulle origini della futura civiltà di Esteria, raggiungendo
pienamente il suo scopo di prequel.
Ma a conti fatti, la vera protagonista di Ys Origin è la
Darm Tower. Già vista nella seconda parte del primo capitolo, questo intero prequel
è ambientato all’interno della torre con i suoi 26 piani; niente colline
verdeggianti quindi, niente località costiere, ponti o ridenti villaggi, Ys
Origin è un’unica stimolante scalata verso la cima del dungeon ed è questa la
sua unicità, in controtendenza in un’epoca in cui si fa a gara nel creare mondi
sempre più vasti. Non si pensi però che un’unica ambientazione si traduca in
infinite stanze e corridoi tutti uguali: piani interamente sommersi, cascate di
lava, stanze di sabbia, piccole foreste, la Darm Tower propone di tutto per non
far rimpiangere il mondo esterno, oltre ovviamente ad una varietà di mostri di
tutto rispetto.
Sì Hugo, c'è un boss qui, è chiaro |
Notevole inoltre la differenza tra i personaggi in termini di
manovra, ad una Yunica che armata di ascia si fa strada sui gruppi di nemici
tramite la forza bruta e lo scontro ravvicinato, si contrappone uno Hugo che al
contrario predilige lo sparo magico a distanza in un approccio decisamente più
difensivista, non a caso la sua prima abilità speciale è una barriera. Che
serve contro i soliti ed imponenti boss, i cui colpi non perdonano specie nelle
difficoltà sopra il normale, dove il giocatore venuto da Final Fantasy XV e le
mille pozioni in dotazione di Noctis scruterà stupito la scritta Game Over,
dopo anni che non la vedeva, chiedendosi dove sono le mille pozioni; qui la
barra è la vita sul serio e non vi sono curativi in soccorso dell’eroe.
In assenza di villaggi e in derivazione dei tradizionali
negozi l’equipaggiamento aggiuntivo andrà trovato nei forzieri, mentre il
potenziamento dei parametri è affidato alle statue delle dee situate in alcuni
punti strategici della torre, in aggiunta a speciali pietre atte ad aumentare
la forza delle magie come della nostra arma in dotazione. Le statue fungono anche
da punti di teletrasporto permettendoci di rivisitare con agevolezza sentieri già battuti.
La soundtrack trasmette nostalgia di luoghi lontani ma familiari. Il mito di Yuzo Koshiro è imperituro nei brani Feena e Tower of the Shadow of Death, ma non prima dell’accoglienza ad opera di tracce originali come Genesis Beyond the Beginning e The Guidance of a White Tower, per poi lasciarsi travolgere dopo qualche piano dalle splendide atmosfere della Water Prison; pur non raggiungendo le vette della saga, Ys Origin è ancora una volta da considerarsi elegia alla assoluta classe sonora di Nihon Falcom, che è Storia del gioco di ruolo d’azione nipponico. Che è Storia e basta.
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