Vampire: The Night Warriors
ヴァンパイア
Darkstalkers: The Night Warriors
1994
Coin-op, PlayStation, PlayStation 2, PlayStation Network
Developer: Capcom Publisher: Capcom
Junichi Ohno, Gyo, Jun Koike (Planning), Kurisan, Takenori Kimoto,
Hiroshi Shibata, Keiko Kitayama, Mizuho Kageyama, Takashi Hayashi, Q, Toshikazu Matsumoto Who, Tohru Takaoka, Mizupyon (Designer)
Takayuki Iwai, Hideki Okugawa (Composer)
E finalmente a metà ’94 Capcom taglia il cordone ombelicale
da Street Fighter II, consapevole del mutamento del mercato e della sempre più
agguerrita concorrenza. Vampire riapre le danze.
Padrona in quegli anni
dei beat ‘em up a scorrimento, Capcom scende di nuovo nella mischia dei
picchiaduro ad incontri e lo fa usufruendo ovviamente della sua CPS-II, scheda
arcade già testata dalla versione Super in poi di SFII, ma che solo una
produzione del tutto nuova e originale è atta a mostrarne il potenziale. Vampire (Darkstalkers: The Night Warriors in occidente) si mostra così al pubblico
come un prodotto atipico, grazie al suo strano connubio tra colorata grafica
cartoon e ambientazione in chiave horror.
Si accennava, nella recensione di The King of Fighters ’94, di come la Capcom instaura in questo periodo un processo
di “occidentalizzazione”, come a voler accrescere le simpatie dell’enorme
bacino giocante americano, del tutto opposto quindi alla via “otaku-oriented”
intrapresa da SNK. Ebbene Darkstalkers (da cui infatti gli statunitensi
trarranno una discutibile serie animata), insieme a X-Men: Children of the Atom dello
stesso anno, inaugura questo preciso percorso creativo e commerciale della casa
di Osaka, andando a pescare a piene mani dalle culture occidentali.
I romanzi del XIX secolo in particolare, come Dracula e
Frankenstein, sono ovvimente i più facili da intuire (rispettivamente i
personaggi di Demitri e Victor), ma le ispirazioni spaziano anche nel cinema,
su tutti il personaggio di Rikuo che rimanda a Il Mostro della Laguna Nera,
classico horror della Universal, così come il nome (Ricou Browning era l’attore
che interpretava la creatura). Morrigan fu divinità celtica, Sasquatch è
un altro nome con cui veniva chiamato il Bigfoot, ed è un design particolarmente riuscito
quello di Lord Raptor, lo zombie metallaro che richiama Eddie, la mascotte
presente sulle copertine degli Iron Maiden.
Insomma Capcom ha girato un po’
ovunque e il roster di lottatori nonostante il numero non certo esorbitante, si
presenta come uno dei più vari ed eterogenei visti fino ad allora. Si può
benissimo dire che i personaggi, con il loro carisma e l’eccellente design, da
soli vendevano Vampire, un plauso a Capcom quindi per la confezione
artistica, che nondimento si arrende qui al fan-service più manifesto
con i personaggi di Morrigan e Felicia, sexy e ammiccanti come non mai.
Il
sistema a 6 tasti tipico della Capcom viene trapiantato anche qui, ma Vampire non si limita e non vuole assolutamente essere uno Street Fighter II con i mostri. L’implementazione
della parata aerea cambia tutto: un salto non si tramuta più automaticamente in
uno shoryuken diritto sul mento, e questo, unito alla maggior potenza degli
attacchi speciali, rende Vampire molto più frenetico rispetto a quanto non
si era abituati fino ad allora. Persino la barra Super ti concede un limite di
tempo per effettuare le altrettanto innovative EX moves (in pratica versioni
potenziate delle special) per poi scaricarsi; il “mi tengo la barra piena per
dopo” è da escludere, tutti questi accorgimenti stimolano all'approccio offensivo, ad una conclusione del round rapida e in grande stile, giovando allo spettacolo
generale. Il sonoro, dal canto suo, è di buona fattura, anche se i temi
musicali dei vari personaggi non rientreranno nella categoria dei “memorabili”.
La conversione per PlayStation, oltre ad uscire fuori tempo massimo per servire a qualcosa (1996), si presenta con tempi di caricamento tutt’altro che fulminei, una saltuaria “scattosità” delle animazioni e un sonoro differente dalla controparte arcade. Insomma i problemi dui conversione che buona parte dei picchiaduro Capcom si trascineranno sulla console Sony per tutta la generazione, dovuti in parte alla scarsa memoria ram della scatoletta grigia, ad un hardware meno affine al 2D rispetto a quello del Saturn (da preferire in questi casi, sempre), alla negligenza Capcom, o a tutte le cose insieme. C’è da dire però che con la serie Marvel vs si vedranno cose anche peggiori. La collection rilasciata su PS2 (purtroppo inedita in versione PAL) in ogni caso risolve tutti i dilemmi.
La conversione per PlayStation, oltre ad uscire fuori tempo massimo per servire a qualcosa (1996), si presenta con tempi di caricamento tutt’altro che fulminei, una saltuaria “scattosità” delle animazioni e un sonoro differente dalla controparte arcade. Insomma i problemi dui conversione che buona parte dei picchiaduro Capcom si trascineranno sulla console Sony per tutta la generazione, dovuti in parte alla scarsa memoria ram della scatoletta grigia, ad un hardware meno affine al 2D rispetto a quello del Saturn (da preferire in questi casi, sempre), alla negligenza Capcom, o a tutte le cose insieme. C’è da dire però che con la serie Marvel vs si vedranno cose anche peggiori. La collection rilasciata su PS2 (purtroppo inedita in versione PAL) in ogni caso risolve tutti i dilemmi.
Nonostante appaia oggi a tratti “rozzo” rispetto ai
suoi ottimi sequel, decisamente più curati, Vampire ha superato i suoi 20
anni di età senza vergogna alcuna, con questa CP System II in splendida forma
che inaugurò una nuova stagione del combattimento capcomiano, proseguita con la
trilogia Zero/Alpha e i cross-over con gli X-Men e soci. The Night Warriors è
un riuscito confluire di mondi, tra la follia di un Giappone come fucina di
grande spessore ludico e le atmosfere di un occidente horrorifico di grande
fascino, la ragazza-gatto tipica degli anime che incontra un Boss stile Marvel.
Ed è una Capcom a doppia faccia che piace.
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