giovedì 5 marzo 2020

Full Throttle

Full Throttle
1995
MS-DOS, Windows, Mac, Linux
PlayStation 4, PlayStation Vita, iOS
Developer: LucasArts Publisher: LucasArts
Tim Schafer (Director, Writer), Dave Grossman (Writer)
Peter Chan (Artist), Peter McConnel (Composer)

Il rombo del motore del motociclista e le note rock dei The Gone Jackals sono in grado di scuotere coloro che furono testimoni, nel novantacinque, di una travagliata epoca in cui il mondo videoludico mutuava in modo forsennato, e che quindi accoglieva i più disparati sperimentalismi. Importante tassello nella ricerca creativa di Tim Schafer, Full Throttle si porta dietro alcuni limiti strutturali che lo pongono al di sotto di altri classici Lucas; non vanta la ricercata meticolosità degli enigmi di Day of the Tentacle né lo humor nero di Grim Fandango, ma adopera comunque stile e carisma bastante a relegargli un posticino di rilievo nella libreria digitale delle avventure grafiche, magari al primo sconto utile.

In un imprecisato futuro alternativo, Ben, il capo di una banda di motociclisti chiamata Polecats, incontra in un locale Malcolm Corley (dopo avergli “scavalcato” la limousine), sua vecchia conoscenza e presidente della Corley Motors, l’ultima azienda rimasta a fabbricare motociclette. Diretto all’assemblea degli azionisti in cui si decideranno le sorti dell’azienda, in compagnia del vicepresidente Adrian Ripburger, Malcom propone a Ben di scortarlo fino a destinazione, apparentemente per difendersi dalle scorribande dei motociclisti in zona. Il presidente in realtà sospetta che l’ambizioso Ripburger stia architettando qualcosa per rilevare la sua azienda.


Con Full Throttle Remastered (PS4, PS Vita e PC) continua, e molto probabilmente si conclude, l’opera di recupero dei classici LucasArts da parte della Double Fine Productions di Tim Schafer, dando per buona la filosofia di quest’ultimo secondo cui solo chi ha lavorato ai giochi originali può rimetterci mano, avendone la giusta cognizione. L’ordine con cui sono state realizzate e pubblicate queste rimasterizzazioni non è stato però generoso con il povero Full Throttle, essendo opera transitoria proprio tra Day of the Tentacle, ultimo esponente delle avventure grafiche di vecchia scuola SCUMM con la loro tipica interfaccia dei verbi, e l’ambizioso Grim Fandango (1998), con il suo innovativo aspetto grafico tridimensionale.
Il risultato è un gioco sperimentale riuscito un po' a metà, certamente il più debole della “trilogia Schafer” e che già all’epoca manifestò una lampante incertezza sulle sue reali intenzioni, scontentando parte della fanbase Lucas la quale vide in Full Throttle, non a torto, una eccessiva semplificazione di quegli enigmi così ingegnosi che tanto avevano amato/odiato nelle precedenti avventure della casa di sviluppo, in favore di filmati e scene scriptate, arrivando in molte delle sue fasi a varcare la soglia di “cartone animato interattivo”.


Va considerato che nel 1995 la LucasArts, sotto la direzione del nuovo presidente Jack Sorensen, attraversa un periodo in cui avverte, intorno a sé, importanti innovazioni in campo grafico, sempre più orientato verso il 3D, ed è in questo contesto che viene realizzato Full Throttle, deciso almeno nelle intenzioni a svecchiare un genere sempre più minacciato. Con il senno di poi, l’uscita e il successo del bellissimo Broken Sword, l'anno successivo, dimostrò in realtà che le avventure grafiche Lucas non dovevano temere tanto il progresso grafico, quanto semmai la sua dirigenza che di lì a poco avrebbe visto il rilancio di Star Wars, in concomitanza con la nuova trilogia, come la primaria e sicura fonte di guadagno a scapito di soggetti originali, ridotti numericamente e sempre più ai margini.

Full Throttle fu comunque un grande successo, consacrando definitivamente Tim Schafer in quello che fu il suo primo progetto in solitario (senza Gilbert o Grossman alla direzione), e i suoi difetti non gli hanno impedito di diventare comunque un cult del genere.
Innanzitutto è lodevole il suo volersi distaccare da quanto visto in precedenza, sia per atmosfera che per puro game design. La quasi assenza di backtracking, elemento cardine e in certi casi abusato delle avventure grafiche, e la sua spiccata linearità non sono che elementi in funzione di una sceneggiatura solida e priva di divagazioni.
Full Throttle non è una farsa, non mira unicamente a far ridere e divertire il giocatore ma bensì a catapultarlo nel suo mondo arido e desolante, seppur per poco tempo.
L’esigua durata è infatti uno dei punti dolenti del gioco del 1995 nonché inevitabile conseguenza della già accennata semplificazione degli enigmi (pochi oggetti e non unibili tra loro portano alle soluzioni in tempi rapidi), a cui sopperiscono fortunatamente uno spiccato carisma e l'accurata messa in scena raffigurante le vite ai margini di queste aride terre infestate da bande di motociclisti, moderni pirati al di fuori della società e mossi da vincoli e ideologie indissolubili.


Dal punto di vista grafico infatti mai prima di allora si erano visti così tanti primi piani in un’avventura Lucas, la prima programmata esclusivamente per CD-Rom e la quale si avvalse dell’allora nuovo software INSANE di Vincent Lee (INteractive Streaming ANimation Engine) che permetteva di calcolare musiche e animazioni in tempo reale da CD, convivendo in multitasking con il vecchio SCUMM. Ciò dona al gioco di Schafer un tocco cinematografico e un cambio di registro senza pari, grazie anche alla solita bravura dei grafici Peter Chan e Larry Ahern, non è un caso se MTV propose alla Lucas la realizzazione di una serie animata dedicata a Ben.

La vecchia e ormai ingombrante interfaccia dei verbi viene qui sostituita da uno stiloso puntatore a comparsa a forma di teschio (idea ripresa successivamente con il doblone di Monkey Island 3), che permette l’interazione con lo scenario e i personaggi tramite le azioni “guarda”, “prendi/afferra”, “parla” e il nuovo “calcio”, quest’ultimo in perfetta linea con il carattere e il contesto del personaggio. Le tanto discusse scene “action” risentono invece del passare del tempo e del codice che iniziava a mostrare il fianco in certi frangenti, e il riferimento ricade inevitabilmente sul non proprio riuscito minigame del Destruction Derby.


L’opera di rimasterizzazione segue il modus operandi ammirato nella precedente, quindi un ridisegno integrale di fondali (con ovvio allargamento al 16:9) e personaggi, a cui va però ad aggiungersi un lavoro di restauro su filmati e oggetti 3D, il che spiega del perché Full Throttle sia stato lasciato per ultimo tra i remaster realizzati da Double Fine, data la notevole mole di lavoro che questo richiedeva. Manca qualche rifinitura e alcune palette non convincono pienamente, ma il risultato è comunque notevole e le patch hanno aggiunto dei correttivi.
Presente anche in questo caso la funzione che permette di passare alla versione classica del gioco, in tal modo è possibile coglierne tutte le differenze con la semplice pressione di un tasto, non solo sul versante visivo ma anche su quello sonoro.
Full Throttle Remaster infatti restaura interamente anche la colonna sonora, dando nuova freschezza alle iconiche tracce composte da Peter McConnel e alle energiche canzoni rock del gruppo The Gone Jackals, così come al doppiaggio originale (lo stesso però non si può dire di quello italiano, preso di peso dal 1995), che vanta doppiatori di primo livello.
Tra gli extra tornano, come da tradizione, i commenti audio degli autori attivabili in-game, con Tim Schafer, Larry Ahern, Peter McConnel, Clint Bajakian e Stephen Chaw che raccontano aneddoti e curiosità sullo sviluppo del gioco, sempre graditi per i fan della fu LucasArts e spesso divertenti.

6 commenti:

  1. Sono d'accordo con te, non è una delle migliori avventure grafiche mai uscite dalla Lucas Arts ma ha quel carisma che ti sa far dimenticare i piccoli errori (tranne il Destruction Derby che ti fa sudare sette camice per i versi sbagliati). La prima scena introduttiva rimane a mio giudizio ancora accattivante nella sua semplicità.

    Si tratta anche di uno di quei titoli che la Lucas tentò più volte di realizzare un seguito senza mai riuscirci. Peccato, perché alcune delle idee messe in campo non erano malaccio.

    Il remake è veramente ben fatto e l'ho rigiocato ben volentieri. Peccato che l'audio italiano non abbia subito una pulizia delle tracce e risenta di molti anni di oblio.

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    1. Soggetto e ambientazione meritavano sicuramente un sequel, e probabilmente ci puntavano, ma è andata come è andata.

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  2. Ho odiato il pezzo del destruction derby quanto ho amato il resto del gioco.

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  3. Io proprio non me lo ricordo, questo.
    Eppure all'epoca mi avrebbe preso un casino, vista l'ambientazione.
    Chissà, magari mi prenderà adesso (devo controllare se ce l'ho sull'Homecade in versione 1995).

    Moz-

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    1. Neanche io lo giocai all'epoca, l'ho recuperato in anni più recenti, ma per il semplice fatto che come computer usavo ancora l'Amiga. Un PC Windows entrò in casa mia nel 1997, ma mio padre me lo faceva usare poco e per questo mi regalarono la PS1 per farmi stare zitto.

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