Mahjong Shikaku
麻雀刺客
1988
Coin-op, MSX2
Developer: Nihon Bussan Publisher: Nihon Bussan
Ah, San Valentino, tempo di cioccolatini, sdolcinati regali e galanti appuntamenti. Ora immaginate di godervi felicemente un'uscita con il vostro partner fino a quando, messo piede in una caffetteria, una cameriera dall'aspetto pure televisivamente noto vi sfida a strip mahjong, fregandosene altamente della vostra dolce compagnia. Pare non sia l'unica in città con questa abitudine, la giornata è appena all'inizio e bisogna arrivare al love hotel sani e soprattutto fedeli. Signori questo è Mahjong Shikaku e questo era l'assurdo mercato dei coin-op giapponesi di fine anni ottanta.
Realizzato da Nichibutsu come cabinato nel 1988 montante una classica CPU Z80 e successivamente portato su MSX2, Mahjong Shikaku ("mahjong assassino") è uno strip mahjong come ne uscirono tanti, tantissimi sui computer di Nec e allegra concorrenza (esiste un simpatico sito chiamato "Sutorippu.com", specializzato unicamente nella catalogazione degli innumerevoli strip game, se interessa), con anche comparsate su console, PC Engine su tutte, prima che rating e regole censorie iniziassero a prendere il sopravvento. Se nelle sale giochi occidentali poteva capitare di imbattersi in Poker Ladies (Capcom, 1989, già derivativo di Mahjong Gakuen - Sotsugyōhen) quando non nel ben noto Gals Panic (Kaneko, 1990), nella terra del Sol Levante il secolare gioco del mahjong era IL mezzo/pretesto per far spogliare ragazze di ogni tipo, dinnanzi ad una fila di arrapati adolescenti gettoni-muniti.
Al di fuori dell'isola felice e autoritaria di Nintendo, nel mondo dei videogiochi giapponesi anni ottanta tutto pareva permesso, tra loli di dieci anni che si mettevano in pose osè e simulatori di stalking come 177 (Madagamia Soft, 1986), un far west di inclinazioni di dubbio gusto, finché all'inizio del decennio successivo la controversia di Saori Bishoujo-tachi no Yakata (FairyTale, 1991), dello stesso 177 e di Dennou Gakuen (Gainax, 1990), uniti ai fatti di Tsutomu Miyazaki, non scoperchiassero il vaso di questo genere di giochi agli occhi dell'opinione pubblica; ciò spiana la strada ai primi provvedimenti e alla nascita dell'Organization of Computer Software (EOCS), in pratica un insieme di norme "etiche" redatte fra gli stessi sviluppatori di giochi per adulti, con conseguente introduzione dei primi bollini "15+" e "18+". Tutt'altro che limitanti, queste autoregolamentazioni ebbero in realtà la concausa di far esplodere le vendite degli eroge, che passarono dal rappresentare il 17% del totale dei videogiochi per home computer dei primi anni novanta, al 34% del 1994, un vero e proprio boom[1].
Con la crescente diffusione degli home computer a 16-bit e l'uscita di eroge graficamente sempre più accattivanti, in sala giochi gli strip game calano di popolarità, ma nei sistemi casalinghi prolifereranno per buona parte degli anni novanta. Mahjong Shikaku attira l'attenzione dal marasma dei mahjong game per via dell'aspetto delle sue cinque ragazze, palesemente ricalcato su altrettante famose pin-up anime anni ottanta, segnale di come all'epoca se ne sbattevano altamente anche dei diritti di immagine. Una volta composto il nome (dove ad introdurci troviamo Minky Momo) si parte dunque sfidando una Ranma Saotome cameriera, al che verrebbe da fare i complimenti a Nichibutsu per il tempismo dato che la pubblicazione del manga di Rumiko Takahashi era iniziata da pochi mesi, mentre l'anime doveva ancora debuttare sugli schermi televisivi, da qui, probabilmente, l'inusuale colore dei capelli, verdi invece che rossi. Un vero e proprio colpo di fulmine per la Ranma ragazza da parte dei designer del gioco, dopodiché al luna park troviamo un clone fedele di Madoka Ayukawa, la protagonista di Kimagure Orange Road, seguìta da Nausicaa e Creamy Mami (Magical Emi parrebbe un personaggio extra). Scopo del gioco è sconfiggerle tutte tre volte e arrivare in Hotel, dove affronteremo nientemeno che la nostra stessa ragazza, la quale ha le fattezze di Lamù (Urusei Yatsura), almeno così dicono, infatti arrivarci è un vero problema.
Se le regole base del mahjong sono abbastanza intuibili (bisogna formare una fila di coppie, scale e tris, scambiando le varie tessere), lo stesso non si può dire per il suo contorno, tra sistema di scommesse, difficoltà crescente, il solito scoglio linguistico e una "plancia" di comandi mastodontica (ben 26 tasti, non essendoci un cursore), l'esperienza di Mahjong Shikaku non è per tutti, anzi, non è per nulla consigliabile, a meno che non si sia già avvezzi a giochi di questo genere.
Ogni ragazza ha due sequenze di spogliarello mentre per il "colpo di grazia" dell'ultimo round è possibile scegliere fra quattro opzioni, che possono essere una specifica posa, un'alzata di gonna o tirarle dell'acqua addosso. Insomma, la maialata è servita, Mahjong Shikaku saluta gli anni ottanta celebrando, a modo suo, le pin-up otaku del decennio, quale altro videogioco osa una cosa simile?
Sempre nel 1988 esce Mahjong Shikaku Gaiden - Hana no Momoko Gumi!, con plot altrettanto ridicolo ma con un character design decisamente più generico, senza ricalcare personaggi famosi. Nihon Bussan tuttavia negli anni successivi non si toglierà questo vizo, eccone alcuni esempi.
Mahjong Panic Stadium (1990)
Un incomprensibile miscuglio tra mahjong e un gioco di baseball. Qui è possibile imbattersi in Shampoo (di nuovo Ranma½) e Ai Amano (Video Girl Ai), tra le altre.
Mahjong Sailor Wars (1993)
C'è anche bisogno di dire a quale noto anime fa riferimento?
Mahjong Triple Wars (1989)
Sources
[1]Rated M for Mature: Sex and Sexuality in Videogames
Mahjong Panic Stadium ending image: http://www.vazcomics.org/mamend
È quel genere di gioco che nessuno ammette averci giocato, ma che poi tutti almeno una volta nella vita abbiamo provato l'ebrezza di tentare di vedere più "pelle" possibile.
RispondiEliminaChe poi io una partita con Shampoo per apprendere le regole del Mahjong l'avrei giocata ben volentieri. :P