Akumajō Dracula X: Chi no Rondo
悪魔城ドラキュラX ~血の輪廻~
Castlevania: Rondo of Blood
1993
PC Engine, PlayStation Portable, Wii Virtual Console, PlayStation 4
Developer: Konami Publisher: Konami
Toru Hagihara (Director), Yoshiaki Yamada (Producer)
Reika Bando, Toshiharu Furukawa, Kōji Yamada (Designer)
Akira Sōji, Keizo Nakamura, Tomoko Sano, Mikio Saito (Composer)
Su un PC Engine mai così in forma Konami mira a quella componente adventure, di bivi e di passaggi segreti, che Akumajō Densetsu aveva solo accennato, compiendo un passaggio determinante verso nuove forme di espressione, tra dialoghi doppiati e cut-scene, con un perfetto ricamo di sublime musica arrangiata e maestosità scenografica a ridefinirne l’immaginario.
In una notte del 1792, all’interno di una chiesa, si consuma
il sacrificio umano di una fanciulla. Un gruppo di loschi sacerdoti, tramite
questo efferato rituale, riportano in vita il signore oscuro Dracula, che si
tramuta in pipistrello dirigendosi verso la sua dimora, il Castello demoniaco.
Le legioni del male risorgono e portano distruzione e morte nei paesi
circostanti. In quel momento Richter Belmont,
erede della frusta "Vampire Killer" e discendente diretto del celebre
ammazzavampiri Simon, si incammina verso la città di Veros, data alle fiamme.
La sua amata Annette è infatti stata
rapita dal prete oscuro Shaft, e con lei altre donne, tra cui Maria, giovane amica di Annette, che si dimostrerà inaspettatamente una valida alleata nella
nuova lotta contro il Conte.
Vi sono poche opere che assurgono a ruolo di emblema, di simbolo dell’hardware ospitante; Chi no Rondo è il PC Engine e il PC Engine è Chi no Rondo, un Castlevania a lungo oscuro e irraggiungibile per noi occidentali, salvo ricorrere a costose importazioni, il cui eco balzante tra le riviste di settore lo fece ben presto, e inevitabilmente, assumere lo status di cult assoluto. Al tramonto del 1993 la saga vampiresca di Konami contava già una buona dose di esponenti, per lo più gravitanti sulle macchine di Nintendo (con le eccezioni di un episodio arcade e del coevo remake per X68000), allorché si decise di dotare il Super CD-Rom² del suo Akumajō Dracula, il primo ambientato un secolo dopo le celeberrime avventure di Simon. Akumajō Dracula X: Chi no Rondo, dove Rondò può avere il doppio significato di circolo, nel senso di reincarnazione (in Giapponese rinne), e di rimando al Rondeau, un'antica forma musicale francese (andando ad inaugurare i "sottotitoli musicali" della serie), si avvale della tecnologia ottica in dotazione del PC Engine per erigere il più maestoso dei Castlevania, graficamente e soprattutto musicalmente, facendo compiere un salto ulteriore alla serie, evolvendo una formula indefessa senza minimamente stravolgerla.
Tutto Dracula X verte verso il classicismo di matrice Famicom, adattandosi tuttavia alla potenza e alle esigenze della macchina NEC. Lo si vede da come gestisce la splendida palette dei colori, mai così brillante e varia, rispetto al “color fango” imperante di Super Castlevania IV. Lo si vede dal character design, che abbandona, almeno momentaneamente, uno stile realistico in virtù di accentuate tendenze manga, declinazione artistica accuratamente avvalorata da cut-scene e doppiaggio integrale. La console otaku per eccellenza, tale era definibile il PC Engine, non stupisce dunque un Richter diciannovenne con fascia bianca in testa come un Ryu in piena Street Fighter II mania, così come si dovrà sorvolare sulla loli di turno, questa biondissima e di rosa vestita Maria, che smorza forse un po’ la componente horror tramite la sua route ma va da sé che di certo non rovina l’esperienza, anzi, la sua presenza garantisce difformità ludica nel momento in cui la andremo a selezionare. Impersonando Maria, meno potente ma dotata di doppio salto e di spazi di manovra più ampi, le strategie offensive e difensive cambiano notevolmente, nelle fasi platform come nelle battaglie contro i boss, grazie anche ai suoi fedeli compagni animali, con la tartaruga che in utilità svetta decisamente sugli altri essendo in grado di proteggere la sua padrona da ogni attacco.
La suggestione artistica di un level design ricercato si incontra con una finalità pratica votata all’esplorazione; i bivi disseminati fra i vari livelli, i percorsi alternativi con le fanciulle da salvare, con tanto di differenti boss, anticipano la rivoluzione perlustrativa che sarà di Gekka no yasōkyoku, il cui vagito è dato dalla presenza della percentuale di completamento, astenendosi però da un approccio di progressione di stampo RPG che altera la difficoltà, mantenendo piuttosto la rigida struttura a livelli e con essa la severità delle situazioni. Tale aderenza al passato in sincrono a prove di modernità può a conti fatti identificare Chi no Rondo come l’ultimo grande Akumajō (non ce ne voglia il pur meritevole Vampire Killer del Mega Drive) e al contempo il primo di una nuova era in divenire; sotto certi versi, il capitolo perfetto.
E ovviamente un videogioco di tal classe non poteva non giovare un
accompagnamento sonoro da definirsi maestoso, che alterna inediti di spessore a
splendidi arrangiamenti di classici quali Vampire Killer e Bloody Tears, mai
prima d’ora così trascinanti, con in più un doppiaggio di prim’ordine (Hiroya
Ishimaru su Dracula fra gli altri) ad ulteriore testimonianza delle
potenzialità date dall’impiego della tecnologia CD.
La conversione per Super Nintendo, al secolo Dracula XX, denota talmente tante differenze con l’originale da necessitare di un’analisi a parte, ma nel complesso è considerata un’operazione dimenticabile e scomunicata, dato che decurta molti degli elementi caratteristici dell’originale PC Engine. Versione originale che è stata successivamente pubblicata tramite Virtual Console di Nintendo Wii, in Castlevania: Dracula X Chronicles come contenuto sbloccabile complementare al remake (con alcune differenze), e più recentemente su PlayStation 4 in bundle con il suo seguito diretto in Castlevania Requiem: Symphony of the Night & Rondo of Blood, entrambi muniti di doppiaggio giapponese.
Hai ragione, questo è uno dei capitoli più belli dell'intera saga.
RispondiEliminaÈ incredibile pensare di cosa era capace il PC Engine quando era spremuto al meglio (peccato che la consolle non abbia avuto il successo che meritava).