mercoledì 20 settembre 2017

Cyberbots: Fullmetal Madness


Cyberbots: Fullmetal Madness
サイバーボッツ
1995
Coin-op, Sega Saturn, PlayStation
Developer: Capcom Publisher: Capcom 
Shochan, Tobanjan, Tequila Saddy, Jun KeibaMucchi, T. Nakae (Game Designer)
Kinu Nishimura (Character Artist), Sho Sakai (Mecha Designer)
Takayuki Iwai, Akari Kaida, Masato Kouda, Naoki Iwami (Composer)

In principio fu un certo Armored Warriors, beat em up a scorrimento con i mech che acquisivano parti dei robot sconfitti. Roba troppo strana, meglio ripiegare sul classico VS in 2 dimensioni: nasce così Cyberbots


Rispetto ai quattro anonimi personaggi del suo predecessore, Cyberbots: Fullmetal Madness propone una rosa di 8 personaggi selezionabili, oltre ai 2 boss. La modalità arcade è un vero e proprio story mode, con dialoghi presenti prima e dopo ogni match, e la storia che varia di conseguenza in base al personaggio scelto. Un passo avanti decisivo rispetto ad altri picchiaduro Capcom dell’epoca, ma la particolarità di Cyberbots risiede nella scelta del mech, non legati ad alcun pilota. Sarà infatti possibile selezionare uno fra 4 costruttori presenti, che a loro volta contengono 3 differenti modelli per un totale di 12 mech, in tal modo volendo si può decidere di cambiare il proprio mezzo da battaglia dopo una sconfitta, continuando però la storia del personaggio scelto, oppure finire la storia con tutti i personaggi utilizzando il proprio mech preferito.

Che siano bipedi, quadrupedi o cingolati, ogni tipologia di mech ha i suoi punti di forza e debolezza. Vi sono quelli più rapidi che puntano a sorprendere il nemico con veloci propulsori, quelli dall’aspetto scheletrico ma con una discreta potenza di fuoco e specializzati in attacchi aerei, oppure quelli più possenti, adatti ad uno scontro ravvicinato. Categoria a parte è il Super-8 di Devilotte, il mid-boss che incontrerete più o meno a metà strada, che con la sua forma a piovra darà non pochi problemi. 
Il sistema di combattimento è semplice quanto funzionale, basato su 4 tasti (e non 6 come negli altri picchiaduro Capcom): 2 per gli attacchi ravvicinati, uno per il dash (avanti, indietro o anche in aria) e infine un tasto per l’attacco proiettile a disposizione, che può essere un missile, un raggio o una mina in base al modello scelto, ma che in ogni caso necessita di un breve lasso di tempo di ricarica dopo un colpo, onde evitarne l’abuso. Non mancano ovviamente attacchi speciali e barra super, ed è davvero divertente scoprirli tutti data la varietà di mech a disposizione, cosicché Cyberbots sopperisce alla sua inferiorità tecnica rispetto ad un Darkstalkers, grazie ad un eccellente mecha design ed alla solita cura al dettaglio che caratterizzava la Capcom dell’epoca d’oro arcade.

Mecha design a parte, graficamente Cyberbots tra sfondi ed effetti vari si presenta bene, nonostante come animazioni non sia proprio l’eccellenza della CPS-II. I personaggi usciti dalla matita di Kinu Nishimura sono tutti di buon livello e non a caso troveranno occupazione altrove, con Jin Saotome presenza abituale nei vari Marvel vs Capcom, e soprattutto l’odiosa quanto irresistibile Devilotte de DeathSatan IX che ben si farà conoscere in occidente tramite la sua comparsata in Super Puzzle Fighter II Turbo
Le versioni console di Cyberbots rimarranno infatti inspiegabilmente sul solo suolo giapponese, con la versione Saturn migliore di quella Sony come fluidità e tempi di caricamento grazie anche alla cartuccia di espansione RAM. Su console oltre ai boss selezionabili, è disponibile anche un robot extra con le fattezze di Akuma.

Cyberbots: Fullmetal Madness è una di quelle piccole perle da riscoprire, per la sua cura narrativa ed estetica, per i suoi personaggi riusciti, per il divertimento immediato che offre. Adatto ai mecha-otaku come ai semplici appassionati del genere, che possono (ri)scoprire una Capcom ricca di idee e creatività, priva della stagnazione nella quale è prigioniera da troppo tempo. 
Nel 1998 esce nelle sale giochi una specie di sequel spirituale di Armored Warriors e Cyberbots dal titolo Tech Romancer, portato anche su Dreamcast. Realizzato in collaborazione con lo Studio NUE (quello di Macross, per intenderci), Tech Romancer vanta una moderna grafica tridimensionale, mostrandosi come una sorta di risposta Capcom alla serie Virtual On di SEGA.


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