mercoledì 22 gennaio 2020

Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk

Asha no Atorie - Tasogare no Daichi no Renkinjutsushi
アーシャのアトリエ ~黄昏の大地の錬金術士~ 
Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk
2012
PlayStation 3, PlayStation Vita, PlayStation 4, Nintendo Switch, Windows
Developer: Gust Publisher: Gust
Yoshito Okamura (Director), Tadanobu Inoue (Producer)
Azusa Takahashi (Designer), Yuji Higuchi (Programmer), Hidari (Artist)
Daisuke Achiwa, Kazuku Yanagawa, Yu Shimoda (Composer)

Lasciati alle spalle i fiabeschi luoghi di Arland, la Dusk Trilogy ha qui il suo preludio in un repertorio denso di personaggi calati in atmosfere autunnali e crepuscolari. Tramite alternanza di collaudati stilemi narrativi e svecchiamento di vetuste limitazioni, Atelier Ayesha si prende carico di demarcare per la serie un lento ma deciso processo di rinnovamento estetico e strutturale.

Dopo la morte del nonno e la scomparsa della sorella minore Nio, la giovane Ayesha Altugle vive in un laboratorio in mezzo al nulla, guadagnandosi da vivere creando medicine su commissione e con la sola compagnia del suo animale domestico, una specie di mucca chiamata Pana. Nei pressi della sua abitazione si trovano alcune rovine conosciute come Altugle Herb Garde, e proprio qui, un giorno, assiste con suo enorme stupore all’apparizione del fantasma di sua sorella, prima di scomparire dopo pochi secondi. L’incontro con Keithgriff Hazeldine, un alchimista errante che sembra essere a conoscenza di molti misteri di questo mondo, spinge Ayesha ad intraprendere un viaggio per far luce su questo fenomeno e trovare un modo per salvare sua sorella.


Il 2011 è un anno cruciale per Gust, è in questo periodo infatti che Koei Tecmo rivela il piccolo studio di Nagano con lo scopo di renderlo il suo studio interno di RPG, mantenendone però intatta l’indipendenza creativa. Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk (Asha no Atorie - Tasogare no Daichi no Renkinjutsushi), inaugura di lì a poco questo nuovo corso in seguito alla (momentanea) conclusione della serie di Arland, e pur servendosi ancora dello stesso engine dei precedenti (il Phyre di Sony), lo stacco stilistico rispetto a Meruru appare evidente, a partire dal nuovo illustratore Hidari cui spetta l’arduo compito di sostituire un apprezzato artista come Mel Kishida.

Il sottotitolo “Alchimista della Terra del Crepuscolo” ci introduce ad un nuovo mondo, senza nome, afflitto da una lenta ma costante decadenza, in totale contrasto con la prospera e vivace Arland, dove l’arte dell’alchimia sembra ormai totalmente dimenticata. Misteriose e imponenti rovine sparse per i boschi e le pianure desolate testimoniano un’avanzata civiltà del passato, ma la popolazione sembra non curarsene, intenta solo ad aggregarsi in piccole comunità e svolgere umili mansioni per tirare avanti. Lo studio e la ricerca di culture passate sembrano prerogativa per pochissime persone e la graziosa Ayesha è fra queste, per quanto non si renda ancora conto di praticare l’alchimia, sarà l’incontro con lo studioso Keithgriff Hazeldine e il desiderio di ritrovare sua sorella a spronare la sua sete di conoscenza.


Ayesha si circonderà di compagni, otto in tutto, che la supporteranno nella sua ricerca, dall’amica d’infanzia Regina Curtis alla forte spadaccina Linca, passando per la giovane strega Wilbell e il cacciatore errante Juris, la compagnia saprà intrattenere, a cui si aggiungeranno molti NPC interessanti. Marion e Odelia, rilasciate in origine tramite DLC, sono disponibili fin da subito nelle successive edizioni Plus e Deluxe; la prima la vedremo in veste di “capo ufficio” in Escha & Logy ma qui mostra tutte le sua abilità pistolere, con un grado di “coolness” che francamente non ti aspetti da una office lady all’apparenza tutta timbri e documenti.
Atelier Ayesha ha però un sistema di reclutamento tutto suo: sono tre i personaggi che potremo avere in squadra, e nulla di strano in questo, ma qualora volessimo cambiare assetto dovremo andare a parlare fisicamente con il personaggio desiderato per scambiare così il posto mettendone uno in “panchina”. Un po’ macchinoso.

In compenso questo capitolo introduce un sistema di combattimento totalmente rinnovato e che caratterizzerà la trilogia, con i personaggi che possono coprire diverse posizioni sul campo e in base alla quale possono aiutarsi a vicenda e attaccare i nemici con un attacco alle spalle causando maggiori danni, mentre l’indicatore AC (Active Command) al suo riempimento consente, con la rapida pressione di un tasto, di effettuare colpi di assalto (Pursuit) o proteggere un compagno dall’attacco di un nemico.


Per quanto riguarda il cuore dell’esperienza Atelier, quella esplorativa e gestionale, Ayesha mantiene il “Calendar System” dei precedenti ma con una rigidezza minore e una maggior permissività rispetto a quanto visto in Rorona. I tre anni che il gioco concede sono più che sufficienti per completare tutti gli eventi e padroneggiare l’alchimia, a meno che non si inizi a vagare proprio a caso per le terre del Crepuscolo, dato che i viaggi sono l’attività che consuma il tempo maggiore. Chi vuole completare tutto in un solo playthrough dovrà giusto prestare particolare attenzione al Treasure Contest organizzato da Marietta, che si tiene due volte l’anno in determinati mesi, e ad alcuni boss facoltativi.

Ayesha terrà aggiornato un quaderno dove registrerà i vari obiettivi, contrassegnando con una stella quelli importanti che portano avanti la storia, mentre gli obiettivi secondari, catalogati come "info" e “search”, consistono nel setacciare le varie aree facendo piazza pulita di mostri e materiale, condizione necessaria in determinati luoghi per scoprire nuove aree (i "travel").
Oltre al suddetto registro Ayesha possiede anche un diario personale che possiamo compilare guadagnando dei punti chiamati “Memory Points”, ottenibili con il completamento delle missioni secondarie, dalla raccolta di alcuni volantini o anche solo parlando con i NPC; le “Memorie” del diario conferiscono vantaggi di vario tipo sulle statistiche e le abilità di Ayesha, aumentando il suo livello di alchimia acquisirà nuove abilità e di conseguenza un maggiore controllo sul processo di sintesi degli oggetti, che come da tradizione mostra tutta la sua profondità nelle fasi avanzate.


Rispetto alla precedente serie di Arland, in questo capitolo (e in parte nei successivi) risalta all’occhio una scelta cromatica totalmente diversa, il mondo di Atelier Ayesha trasmette una sensazione di perenne “autunno”, contestualmente al suo stato di decadenza; i terreni sono distese di foglie morte, la luce del sole è tenue e costante nel filtrare le fitte foreste che circondano i modesti insediamenti urbani, tali elementi donano al gioco un’atmosfera bucolica a tratti malinconica, ma sorprendentemente evocativa, complice anche una splendida colonna sonora, tra le migliori della serie. Insomma al di là di alcuni fondali e ambienti un po’ spogli inoccultabili ai suoi otto anni di età, Atelier Ayesha si presenta ancora oggi molto gradevole alla vista, grazie ad una cura estetica attenta e consapevole di limiti tecnici ben delineati.

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