sabato 3 agosto 2019

serial experiments lain

serial experiments lain
シリアルエクスペリメンツレイン 
1998
PlayStation
Developer: Pioneer LDC Publisher: Pioneer LDC
Yasuyuki Ueda (Producer, Designer) Chiaki J. Konaka (Writer)
Yoshitoshi ABe (Original Characters), Takai Masahiko (Designer), Osamu Takahashi (Programmer)

La cruda analisi di trasformazione (o disgregazione) sociale postmoderna di Yasuyuki Ueda e Yoshitoshi ABe non perde un briciolo del suo influsso critico neanche in ambiente PlayStation. Rinunciando ad una narrazione lineare e parte del suo sfoggio onirico, il serial experiments lain interattivo si focalizza piuttosto sulla psiche del personaggio, dimostrandosi altrettanto efficace nelle sue riflessioni, per chi ne ha la pazienza di tesserne i filamenti.

In seguito alla sparizione di suo padre, l'adolescente Lain Iwakura attraversa un periodo di depressione ed è in preda alle allucinazioni. Viene così visitata periodicamente dalla psicoterapista Yonera Touko, tuttavia la ragazza si isola sempre di più dal resto dei suoi coetanei, passa il suo tempo nel "Wired" in cui afferma di aver trovato la sua migliore amica (Misato), e con le conoscenze acquisite inizia a progettare un robot intelligenza artificiale a sostituzione di suo padre.


Arduo, se non impossibile liquidare degnamente in poche righe la serie del 1998 in 13 episodi serial experiments lain, stiamo parlando di una delle opere animate (e non) maggiormente pregne di spunti di riflessione e significati, al pari solo del quasi coevo Shōjo kakumei Utena. Un cyberpunk d'avanguardia dalla carica profetica da far spavento nelle sue tematiche di alienazione, escapismo e abuso di tecnologia, perdita dei valori e di rapporti sociali, maschere virtuali e identità sovrapposte, misticismo ed esistenzialismo, e possiamo continuare. Il tutto messo in scena da una regia (Ryūtarō Nakamura) alle volte soffocante, altre glaciale tra lunghi silenzi e sperimentalismi visivi che rendono la visione un mattone sicuramente non per tutti, ma dall'indiscutibile attrattiva per chiunque ami l'animazione di genere.

Privo di qualsivoglia sottotitolo atto a distinguerlo dalla serie animata, poiché il videogioco, se così possiamo classificarlo (i creatori l'hanno definito "Psycho-Stretch-Ware", qualuque cosa significhi), prodotto nel 1998 da Pioneer LDC per PlayStation, è diverso ma è allo stesso modo serial experiments lain. Stipato in due CD-ROM, la controparte videoludica di lain consiste sostanzialmente nel raccogliere le informazioni in un sistema gerarchico di file, quali brevi clip animate e audiodiari catalogati (lain's_DIARY, COUNSELING_REC, DIAGNOSIS_CLN, etc), allo scopo di comporre la storia di Lain.


L'interfaccia principale, chiamata "life instinct function" (il nome sembra suggerire un collegamento vitale con la protagonista), è tutt'altro che intuitiva. Il database è diviso in due siti: il sito A e il sito B, con il secondo sbloccabile solo una volta trovati gli aggiornamenti nascosti nei file, poiché ognuno di essi contiene un invisibile numero di versioni. La versione del lettore multimediale in-game del giocatore deve essere maggiore o uguale a quel numero per poter riprodurre il file, dopodiché questo si aggiorna permettendo la lettura dei file multimediali. Insomma un discreto casino a cui va aggiunta una certa lentezza dei menu a rendere il serial experiments lain per PlayStation quasi ingiocabile, specie per chi non conosce bene il giapponese. Le scene animate, quelle che hanno una maggior attrativa, non superano complessivamente di molto i venti minuti (facilmente rintracciabili in rete) mantenendo, tenendo conto dei limiti del supporto, una qualità tutto sommato buona in disegni e animazioni, seppur abbastanza lontana dai livelli della serie animata.

Tuttavia, non si può neanche rimanere indifferenti dinnanzi all'unicità di questo prodotto, ben lungi dall'essere un banale tie-in dell'anime; i due "Lain" sono stati realizzati praticamente in contemporanea, facenti entrambi parte, insieme al manga breve The Nightmare of Fabrication, di un progetto multimediale ideato dal produttore (e co-creatore del soggetto) Yasuyuki Ueda. Lo scenario del videogioco sarebbe stato scritto addirittura precedentemente a quello dell'anime[1], da cui poi Chiaki J. Konaka ne avrebbe tratto la sceneggiatura definitiva.

"L'approccio che ho adottato per questo progetto è stato quello di comunicare l'essenza del lavoro con la somma totale di più prodotti multimediali. Nel gioco, gli utenti possono accedere in modo interattivo ai frammenti della memoria di Lain, possono sentire effettivamente che Lain esiste all'interno del Web. Nella serie televisiva invece, gli spettatori possono capire Lain seguendo la storia"[2]


serial experiments lain non si discosta dunque dalla visione di Ueda e Yoshitobi ABe, aggiungendo addirittura un tassello ulteriore dimostrandosi complementare alla serie animata, il videogioco punta in effetti a voler "simulare" il nostro contatto con Lain, quasi come se fossimo una delle sue conoscenze del Wired. La storia presenta un minor numero di interpreti, sono infatti totalmente assenti Arisu Mizuki e l'amorevole padre, quello che nella serie regalando il Navi a sua figlia le dice "non avrai più bisogno di vedere e uscire con i tuoi amici ora", così come non vi si trovano le organizzazioni dei Knights e del MiB. 
Viene invece menzionata la compagnia Tachibana Laboratories, dove lavora il fidanzato di Touko, e a riprova del fatto che le diverse storie sono state ideate in contemporanea possiamo trovare un collegamento diretto tra il videogioco e il manga breve The Nightmare of Fabrication, pubblicato nel maggio del 1998 (un mese prima l'avvio dell'anime) ed incluso nell'artbook Omnipresence in the Wired, classificandosi di fatto come il "documento mancante" Dc1029. Anche in questa breve storia, splendidamente illustrata da Yoshitoshi ABe, Lain tenta di creare un'intelligenza artificiale proprio come farà con il robot di suo padre, servendosi questa volta di un peluche (Bike-chan); circondandosi di amici e parenti artificiali, Lain sente di poter essere "connessa", allo scopo di scacciare il suo timore di "scomparire" (proprio come la sua amica Misato, come può avere la certezza di esistere se non ha nessuno di tangibile accanto?), ma questo suo primo progetto fallisce, portandola poi ad un ciclo di negazione del suo subconscio. Concetti di identità, esistenzialismo e di memoria ritornano dunque sotto forme diverse prive di un collegamento narrativo, servendosi di un personaggio onnipresente, appunto.

"Per quanto riguarda il design del personaggio, devo dire che il termine "ricordare" è più appropriato di "creare". Era come se lei fosse sempre lì, anche prima che iniziassi a pensare alla sua esistenza" - Yoshitoshi ABe, Omnipresence in the Wired.


Rispetto alla serie animata, la storia del videogico prosegue focalizzandosi maggiormente sulla vita privata dei personaggi principali e sul loro stato mentale, messi alla prova di fronte a problemi plausibili, privi di organizzazioni occulte e complotti internazionali. Lain rinuncia a costruire il robot di suo padre una volta constatato che può ricreare la sua coscienza nel Wired, e lo distrugge. Touko diventa emotivamente instabile a causa del tradimento del suo fidanzato, il suo ruolo da mentore nei confronti della sua paziente si ribalta, nonostante continui a dubitare dell'esistenza di Misato (non essendoci prove tangibili), Lain compie il suo processo di individuazione del sé ed è sempre più convinta che vi sia vita all'interno del Wired, trascinando al suicidio anche un'ormai emotivamente fragile Touko. Nell'angosciante filmato del ponte sta tutto il devastante cinismo di serial experiments lain, che inscena un suicidio con una freddezza raramente riscontrabile, per poi invitare il giocatore stesso (che ha inserito il suo nome all'inizio del gioco) ad "unirsi" a Lain, liberatasi da un corpo fisico ormai inutile. "Close the world, Open the nExt."


Browser form: https://laingame.net/about.html
Translation Project: http://psx.lain.pl/
Una copia originale vale un rene (non si trova a meno di 400$), rinunciate. 
[1]  https://youtu.be/VbadywNSKTs 
[2] Yasuyuki Ueda (Animerica Magazine Vol. 7, n. 9)

2 commenti:

  1. lain è una serie che prima o poi devo assolutamente recuperare.

    Onestamente non sapevo del progetto multimediale che venne impostato, sopratutto perché come dici tu è una operazione decisamente particolare ed originale, peccato che sia solo in giapponese.

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    1. Il primo link a fine articolo riporta alla versione ricreata per il browser, con i vari file sottotitolati in inglese. Per quanto spartano questo è il metodo più immediato per scoprirlo (in alternativa ci sono i walkthrough su youtube).
      L'originale oltre che ad essere in giapponese è anche terribilmente tedioso, lo consiglierei solo ai matti.

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