domenica 1 dicembre 2024

Genshin Impact - Chapter III

Genshin Impact
原神
Yuánshén
2022-2023
Windows, iOS, Android, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series
Developer: miHoYo Publisher: miHoYo
Cai Haoyu (Producer)
  • Yu-Peng Chen, Dimeng Yuan, Qian Ding, Yijung Jiang, Xin Zhao, Arcangelo Chen, Peijia You (Composer)

È facile iniziare a temere la tenuta di un nuovo capitolo che possa tenere fede contemporaneamente all'intrattenimento esplorativo e all'impegno nella narrazione, che si staglia nei termini di autentiche trovate allegoriche che scavano in una società iniqua, dove la conoscenza è cosa alla portata di tutti e al tempo stesso forma di ricchezza discriminatoria. L’ormai nuova potenza HoYoverse ha dalla sua parte la forza produttiva che però rischia di sfuggirgli di mano, se ciò non avviene è perché i cinesi confermano ancora una volta la loro impressionante abilità di parlarci attraverso le immagini, più che con i prolissi dialoghi, che immortalano il gigantesco mondo in una varietà di riprese che sanno oscillare tra la vivacità di un Gran Bazaar che cattura i dettagli di un vissuto operaio e deserti rossi solenni che proiettano il viaggiatore direttamente in un paesaggio splendido e decadente. 

Dopo aver attraversato il tunnel che intercorre tra la Voragine e il territorio di Sumeru, Il Viaggiatore e Paimon giungono nella fitta foresta di Avidiya, sulle tracce dell’Arconte di Dendro. Qui chiedono informazioni ad una studiosa di passaggio, Haypasia, ma la coppia viene totalmente ignorata. Ragionando che probabilmente li avrebbe condotti a un insediamento umano, decidono di seguirla. Tuttavia, entra invece in una grotta e accende dell'incenso, il cui profumo fa svenire il Viaggiatore, la quale ha una visione di un enorme albero bianco splendente sotto un cielo rosso; avvicinandosi, sentono una voce femminile dire: "... Mondo... Dimenticami ...". 

La visione termina quando il Viaggiatore si risveglia al vicino insediamento di Gandharva, dove sono stati portati dalle guardie forestali Tighnari e Collei per ricevere cure. Dopo aver ascoltato la spiegazione di Tighnari sulla loro "allucinazione", il Viaggiatore vorrebbe vederci chiaro e decide di chiedere informazioni alla timida Collei. Il giorno successivo, Tighnari permette al Viaggiatore e Paimon di accompagnare Collei nel suo percorso di pattuglia, in questa occasione Collei spiega che Sumeru ha avuto due Arconti Dendro: Sua Eccellenza Maggiore Rukkhadevata, che morì durante il cataclisma, e Sua Eccellenza Minore Kusanali, l'attuale Arconte. Kusanali fu scoperto dopo la morte di Sua Eccellenza Maggiore Rukkhadevata e riportato nella città di Sumeru, dove ora vive nel Santuario di Surasthana. Avendo vissuto per molto tempo lontana da Sumeru, Collei non sa dare altre informazioni utili ai due viaggiatori. Più tardi, in seguito ad un confronto con Paimon, si viene a scoprire che Collei è stata afflitta da una malattia endemica di Sumeru, Eleazar, che portano ad una morte lenta e agonizzante. Dottore, uno degli Undici Fatui Araldo, è riuscito a curare la malattia, ma gli esperimenti agonizzanti a cui è stata sottoposta l’hanno traumatizzata e resa avversa al contatto con le altre persone. Ma questo non è che uno, dei tanti lati oscuri di Sumeru, la nazione della saggezza. 


Il Capitolo III è stato forse il più divisivo di Genshin Impact, almeno fra quelli usciti fino a Natlan. In linea di massima, c’è chi ha apprezzato la sua narrazione molto più stratificata, rispetto al passato, i suoi personaggi tridimensionali e l’ambientazione, mai così variegata, e chi, di contro, ha fatto fatica a sopportare la prolissità dei dialoghi, le side-quest divise in più parti che paiono non avere fine e, contestualmente, un’esplorazione che richiede un quantitativo di tempo non indifferente, nel computo dell’esperienza di gioco. Queste ultime sono probabilmente criticità ben note al team di sviluppo già nel 2022, il quale, però, fa ben poco per risolverle, se non con interventi mirati o lievi miglioramenti alla quality of life, oltre al fatto che il nuovo, grande progetto della compagnia, Honkai: Star Rail, è all'orizzonte. Evidentemente, per ogni persona che si lamenta, ce ne sono dieci che in ogni caso continuano a giocare, per cui poco cambia da questo punto di vista anche se, già in questa regione, possiamo notare modifiche più o meno sostanziali per quanto concerne l’esplorazione. In primis, i sigilli a quattro foglie, che attivano una sorta di “rampino” a mezz’aria una volta presi di mira con l’inquadratura, permettendo di coprire distanze in poco tempo o raggiungere altezze come alternativa alle solite e ormai stancanti scalate, e funzionano certamente meglio delle orripilanti Thunder Sphere di Inazuma. Ci sono poi dei fiorellini gialli che ripristinano la stamina al loro contatto, disseminati in particolare nelle numerose grotte oppure sulle rocce; insomma, qualcosa per rendere l’esplorazione meno tediosa, c’è, anche se la vastità della nazione di Sumeru è tale, soverchiante, esagerata, da far apparire queste piccole comodità, per alcune persone, poco più che palliativi. 


Ancor più delle precedenti nazioni, le quali, se si escludono le corrispettive zone aggiuntive (Picco del Drago, Voragine e Enkanomiya), presentavano una morfologia abbastanza uniforme, tematica, Sumeru assume quasi i connotati di un sub-continente, con notevoli differenze di fauna, flora e clima tra una zona e l’altra. Dal punto di vista geografico, Sumeru si suddivide idealmente in due distinte macro regioni, quella a est, caratterizzata da una folta foresta pluviale, dove si trova anche la capitale omonima, e quella a ovest, dominata invece da un vasto e arido deserto. L’insieme delle due macro regioni e delle zone aggiuntive del deserto, quelle della Palude di Asipattravana e dell’Oasi di Vourukasha, fà sì che Sumeru per estensione risulti il doppio più vasta sia di Mondstadt che di Liyue. Come se non bastasse, la sabbia del deserto, nella zona del Tempio di Khemenu e dell’imponente Mausoleo di Deshret, nasconde una quantità impressionante di dungeon, cunicoli, grotte e anfratti nascosti tale da rendere la loro esplorazione un vero e proprio gioco nel gioco, infarciti side-quest e rompicapo ambientali che impegneranno quella voglia di profanazione di tombe che è in noi, mentre potrebbe scoraggiare il semplice giocatore di Genshin che fin qui si era vantato di aver completato tutte le mappe al 100%. 


Come facilmente intuibile, Sumeru ha come fonte di ispirazione artistica il Medio Oriente, riferendosi alla parte orientale comprendente la Capitale, sconfinando poi in Egitto, per quanto riguarda invece al deserto a ovest, con una spolverata di India in alcuni riferimenti mitologici e architettonici. HoYoverse ben si guarda dal trattare tematiche religiose anche solo vagamente accostabili al mondo musulmano, preferendo piuttosto un approccio favolistico, da “Mille e una Notte” e con esso un po’ tutto quello immaginario di Oriente misterioso, esotico e affascinante, à la Magi: The Labyrinth of Magic e Prince of Persia, fatto di vivaci mercati, oggetti magici, scimitarre e danzatrici del ventre. Genshin Impact, tuttavia, non si limita a questa immagine da cartolina dell’Oriente, bensì guarda ad esso come una culla delle scienze, dove lo status sociale è determinato dal proprio livello di conoscenza e al prestigio accademico, in contrapposizione tanto ad una Liyue governata dal denaro del commercio, quanto allo Shogunato di matrice teocratica di Inazuma. 


Se sulla carta la tecnocrazia (Accademiacrazia?) di Sumeru può essere visto come un sistema meritocratico, nella pratica è ben lungi dall’esserlo, poiché la conoscenza viene distribuita in maniera iniqua attraverso il sistema Akasha, creato dall’Archon di Dendro Sua Eccellenza Maggiore Rukkhadevata per un intento preciso, ma perfezionato e sfruttato dai Saggi dell’Akademiya per raggiungere uno scopo totalmente diverso, privando i cittadini della facoltà di sognare. La classe dirigente ruba letteralmente i sogni dei cittadini per estrarre l'energia Jnana (sanscrito ज्ञान, che indica, nel pensiero tradizionale indiano, la conoscenza immutabile della realtà e la realizzazione di sé stessi, “ātman”), allo scopo di sostituire l’Archon. Il nuovo dio sarebbe una proiezione dei saggi stessi in forma divina, fatta non solo della conoscenza accademica, nevralgica alla capitale sotto il loro controllo, ma anche della cooperazione forzata delle classi medie e operaie (su tutti il popolo eremita del deserto), un'allegoria del lavoro sfruttato che arricchisce la classe politica. Il restante, ciò che l’Akademiya non considera utile dal punto di vista accademico (e quindi economico), viene ritenuto uno scarto, vedasi ad esempio il teatro del Gran Bazaar. Sebbene Sumeru non affronti direttamente questioni di classi sociali, la sua narrazione si concentra su istruzione e distribuzione di conoscenza, erigendo un sistema secondo cui le classi inferiori e le comunità emarginate non hanno accesso diretto ad essa; coloro che si uniscono al sistema diventano intellettuali al servizio delle classi superiori, non delle proprie. Cyno, in quanto Generale Mahamatra dei Matra, agenti dello stato che mantengono l'ordine e punisce coloro che sfidano le regole, e Setaria, una studiosa che lavora direttamente per Azar nel loro progetto segreto, sono entrambi originari del deserto, ma servono gli interessi della classe dirigente, sottolineando come l'intelletto dei gruppi emarginati venga sottratto dalle classi superiori. I loro archi narrativi, inseriti nel conteso della ricerca dell’Archon, parimenti a Dehya (mercenaria della comunità emarginata del deserto) e Nilou (simbolo della “collettività operaia” del Gran Bazaar), ruotano attorno al loro senso di colpa e all'assunzione di responsabilità, dimostrandosi, alla fine, tutti attori chiave nel rovesciamento della classe politica. L'altro attore principale è Alhaitham, un intellettuale che appartiene alla classe alta ma dalle cui mire se ne separa, essendo stato cresciuto con principi differenti e scevri da ambizioni di controllo. 


“Dato che l'Akademiya possiede l'Akasha, un simbolo della saggezza della nostra divinità, gli studiosi non hanno motivo di desiderare di entrare in contatto con la divinità in ogni caso” Alhaitham. 

In tutto questo, come si colloca la figura di Nahida? Archon di Dendro confinato, a larghi tratti evanescente agli occhi del popolo, rispetto a colei che è stata il suo predecessore. Imprigionata in una "gabbia per uccelli" chiamata Santuario di Surasthana, dai Saggi dell’Akademiya, Nahida viene privata della Gnosi e della sua autorità divina da quelle stesse persone che dovrebbe proteggere. Tuttavia, non prova rancore, attraverso l'Akasha, ha osservato e studiato le emozioni degli umani, è consapevole della loro devozione per l'antica dea e della loro disillusione nei confronti della loro nuova divinità, ma in cuor suo sa che deve continuare a imparare e crescere il più velocemente possibile, per alzarsi e affrontare le minacce provenienti dagli angoli più oscuri del mondo. Il nome Nahida deriverebbe dalla persiana Nâhid, variante di Anahita, dea della fertilità, della guarigione e della saggezza, mentre tanto le sue abilità “Tri-Karma” quanto i nomi delle sue costellazioni, rimandano al Buddismo Mahayana, ed è effettivamente difficile non associare Nahida ad una sorta di Buddha di Sumeru. Al di là di questo, Nahida è un personaggio sfaccettato e complesso, la sua sconfinata saggezza si contrappone alla sua genuina curiosità sulla natura degli esseri umani, a larghi tratti ancora un mistero per lei, e il suo arco narrativo, che sconfina in un finale del relativo Archon Quest di rara potenza, così come le sue due Story Quest, sono da considerarsi come tra i punti più alti mai raggiunti da Genshin Impact


Cosa non funziona, allora, del Capitolo III? Oltre all’aspetto esplorativo citato all’inizio (ma verrebbe da dire, se non ti piace esplorare, giochi un open world?), un intreccio di più ampio respiro, rispetto alle regioni precedenti, coincide con linee di dialogo allungate in maniera a tratti eccessiva, in proporzione alle vicende effettivamente narrate. I personaggi si fanno più logorroici (e spiace dirlo ma Nahida, dati alla mano, in questo è maestra indiscussa), con il risultato che i dialoghi sono spesso più profusi del necessario, allungandone la durata oltre il livello di guardia e rischiando di annoiare il giocatore meno paziente, e per un gioco diventato mainstream, con un vasto pubblico poco incline a lunghe sessioni (ricordando sempre che stiamo parlando anche di un gioco per sistemi mobile), questo è un problema non indifferente. Non sono poche, infatti, le defezioni e gli abbandoni coincidenti con l’arco di Sumeru, per quanto sia un fenomeno comunque fisiologico, dopo due anni, nel ciclo vitale di un live service, controbilanciato comunque da nuovi arrivi, in primis italiani che a partire dalla patch 3.3, datata dicembre 2022, hanno potuto giovare di un supporto nella loro lingua, ma è un aspetto su cui gli scrittori HoYoverse possono e devono puntare a migliorare, per il futuro. A rincarare la dose ci hanno pensato una serie di World Quest dalla durata spropositata, e il pensiero va immediatamente a quella con protagonisti gli Aranara, lunga quanto l’Odissea di Ulisse, di cui si narra solo di pochi, irriducibili eroi, che possono vantare di essere giunti alla sua conclusione. 


Alti e bassi dunque, per il capitolo di Sumeru, un continuo sali e scendi tra cose che funzionano e altre che funzionano meno, maturo in alcuni aspetti, ingenuo in altri. L’impressione è che HoYoverse debba attuare un certo "asciugamento" della sua dialettica, per arrivare al vero cuore della questione, evitando dilungamenti eccessivi, giacché per il resto l’approccio limitatamente all’Archon Quest è quello giusto, mostrandoci tutti i diversi passaggi del percorso dei nuovi personaggi, ora realmente partecipi, anche in quegli scorci solitamente preclusi. Dove la produzione non sbaglia è certamente quella relativa alla direzione artistica, oltreché musicale. HoYoMix confeziona a una colonna sonora imponente, in grado di valorizzare le musicalità esotiche e orientaleggianti di questi luoghi con qualche colpo di classe (come il tema di Nahida, "mitezza eterea", che alle volte si sente, soffuso, sotto il cielo notturno di Sumeru City, come a dire che è sì nascosta, ma è lì), servendosi di strumenti musicali tradizionali e rimandi riconoscibili tipo Lawrence d'Arabia, senza rinunciare ad influssi moderni. Non è blasfemo inserire Polumnia Omnia accanto alle più iconiche boss battle dei migliori JRPG. Prossima tappa Fontaine, nazione della Giustizia.





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